Che cosa succede dopo l’Unità d’Italia? Alle origini del grande divario fra Nord e Sud ci sono proprio le scelte effettuate in quel periodo dal governo sabaudo. Una sistematica spoliazione delle risorse del Mezzogiorno. Senza neanche il buon gusto di ringraziare. Anzi, dopo essere stato ulteriormente impoverito, il Sud è stato anche accusato di essere incapace e di non voler crescere. Secondo una mitologia che non solo si è imposta ma che è diventata anche movimento politico. Leggete che cosa scrive un storico attento come Francesco Barbagallo:

“Tutto il Mezzogiorno veniva ridotto, secondo la formula liberista, a mercato coloniale per il consumo dei  costosi manufatti settentrionali, pur rimanendo un mercato povero e privo di reali capacità di espansione. Il processo di industriàlizzazione delle regioni settentrionali è così fondato sul congelamento della tradizionale struttura economica e sociale del Sud: il, latifondo cerealicole-pastorale rimane, nella permanenza dei rapporti sociali dati, il sistema agricolo più produttivo per procacciare rendita ai proprietari. Lo sviluppo industriale del Nord si accompagna strettamente alla crisi gravissima dell’agricoltura meridionale, la cui arretratezza è funzionale, nell’ambito regionale, soltanto alla conservazione della rendita e del potere politico dei grandi  proprieta’ri assenteisti; mentre sul piano nazionale viene utilizzata come fonte di accumulazione sussidiaria all’industrializzazione del Nord, fondata primieramente sulla circostante agricoltura capitalistica e sugli stretti rapporti coi mercati dell’Europa avanzata”.

Francesco Barbagallo, Stato, Parlamento e lotte politico-sociali nel Mezzogiorno (1900-1914)