Pietro Grasso, presidente del Senato, l’ex procuratore nazionale antimafia che per tanto tempo ha lavorato al fianco di Giovanni Falcone, ricorda i colleghi, vittime delle stragi mafiose, nel proprio ultimo libro. “Se questi due colleghi, amici, avessero potuto realizzare tutte le loro idee, l’Italia sarebbe cambiata in modo radicale. E forse, alcune forze che non volevano questo, sono anche intervenute per evitare che ciò avvenisse”, dice Grasso, che poi aggiunge: “Falcone aveva ideato una direzione nazionale antimafia per tutte le investigazioni, riteneva che dovesse fare anche i piani strategici di indagine. Punto che è stato poi cancellato nel decreto legge istitutivo. Falcone era destinato al vertice di quella super procura, con Borsellino che era procuratore aggiunto di Palermo e che sarebbe potuto diventare procuratore capo, la storia sarebbe cambiata. Perché sarebbe stata combattuta con tutte le forze possibili quell’economia criminale che poi sì ha ricevuto colpi, ma non così forti come se loro fossero stati ancora in vita. Pensate a quanto sarebbe bello, Falcone e Borsellino oggi vivi”. Infine una riflessione sulla verità degli attentati: “Abbiamo tanti punti che sono stati accertati e che danno l’idea di una qualche presenza esterna oltre alla mafia, che per certo si è occupata delle stragi sul piano operativo. Ma prendiamo alcuni elementi. Nel febbraio ’92 c’era un commando a Roma che aveva l’incarico di uccidere Giovanni, però fu richiamato da Riina in Sicilia. E poi organizzarono l’esplosione sull’autostrada. Se pensiamo a certe presenze nella fase preparatoria dell’omicidio Falcone e ad alcune presenze, esterne a Cosa nostra, emerse nelle indagini sull’omicidio Borsellino, ci sono elementi sui quali riflettere. Purtroppo al momento mancano i riscontri per portare a un accertamento giudiziario: io però non perdo mai la speranza e spero che prima o poi si possa raggiungere almeno la verità storica”.