«Adolescenti e giovani adulti che si mettono in tasca lampadine o bulloni e a volte portachiavi e chiavette Usb; ragazze o donne che infilano in borsa profumi o piccola pelletteria. Professori universitari che fanno “cadere” nelle loro cartelle libri più o meno costosi; suore che non resistono alla tentazione di un rossetto. Ma anche ladri professionisti che usano borse “schermate” e, sempre più spesso, piccole bande di criminali che organizzano furti su commissione, magari notturni, nei negozi del lusso… nel 2016 le differenze inventariali hanno inciso per l’1,1% sul fatturato delle aziende del retail italiane, percentuale che si traduce in 2,3 miliardi di euro. Il fenomeno interessa l’abbigliamento, le calzature, le profumerie, ma anche, ovviamente, la gdo (supermercati e ipermercati), i negozi del fai-da-te e persino le stazioni di servizio (dati Crime&Tech). La prima provincia per entità dei furti è Agrigento, subito dopo vengono Parma, Como, Siena e Brindisi»