Questa volta è bastato che il presidente della Repubblica, irritato, alzasse un sopracciglio e che Renzi si rendesse conto dei rischi di una crisi di governo aperta in modo irresponsabile per fermare i bollenti spiriti. Non sarebbe stato facile spiegare agli italiani che si andava a votare senza nemmeno una legge elettorale coerente perché il Pd aveva perso la presidenza di una commissione parlamentare. Così il peggio che poteva arrivare non è arrivato. Del resto, la maggioranza bene o male esiste ancora, benché sia meglio non attribuire troppa rilevanza al voto di fiducia sul decreto terremoto. In ogni caso, è bene non illudersi che la situazione sia tornata tranquilla. Il percorso di Gentiloni resta cosparso di mine. Ma almeno è stata smentita la “vulgata” secondo cui non c’è rimedio al disfacimento progressivo del Parlamento, fra i “particolarismi” dei piccoli partiti e la smania di rivincita attribuita a Renzi.