Il mancato investimento in conoscenza, è un danno, un danno veramente grave per il Paese che, avvitato su se stesso, proprio non sa, perché tra l’altro non può, produrre cambiamento e quindi sviluppo, le cui radici sono unicamente quelle della conoscenza, il primo pane del mondo.
La questione del rapporto tra la conoscenza ed il futuro possibile, è assolutamente fondamentale per l’uomo; per l’uomo della Terra che ha bisogno di sapere sempre di più.
L’Italia è, più che mai prima, ad un bivio; se vuole pensare al suo futuro, se vuole cambiare, pensando ad un domani migliore, deve assolutamente investire in conoscenza; deve investire in una conoscenza che diventi patrimonio comune e quindi permetta a tutti di capire meglio se stessi, per poi meglio capire anche gli altri.
Tanti mali della società italiana vengono purtroppo e sempre più, proprio dalla Scuola italiana di ogni ordine e grado.
Non produce quei saperi e quella conoscenza necessaria a ciascuno per poi essere dei buoni cittadini italiani, capaci di capire le cose del mondo; capaci di capire a fondo le cose viste e/o lette, per darsi e dare le risposte umanamente giuste.
Purtroppo la Scuola italiana è fortemente ammalata, dice Visco, di “analfabetismo funzionale”; un grave male per il futuro italiano e per la società del nostro Paese che, a causa dei pochi saperi e dell’altrettanto poca conoscenza, si trova agli ultimi posti nella classifica per livello di istruzione-conoscenza, rispetto agli altri Paesi avanzati.
A giusta ragione, Ignazio Visco ci ricorda che il rendimento dell’investimento in conoscenza, è il più importante degli investimenti per cambiare e far crescere insieme la società.
È, continua ancora Visco, la ragione del progresso umano e sociale; la condizione prima, per lo sviluppo economico.
L’Italia può ritrovare la sua forza di crescere e così competere sui mercati globali, solo se ha ed avrà sempre più, capacità di investire nel capitale umano, la prima grande risorsa per il futuro del mondo.
Il 70% degli italiani adulti non è assolutamente in grado di capire a fondo quel che legge; ben il 50% non legge nel corso dell’anno, anche un solo libro. Ci troviamo di fronte a ritardi gravi ed allarmanti.
Le cause sono da ricercare nel ruolo deficitario della famiglia, nell’organizzazione scolastica, nei mezzi di comunicazione.
Le negatività, tossine che compromettono il futuro italiano, sono gravi e crescenti; provocano un diffuso indebolimento della capacità italiana di crescere e quindi di competere con gli altri del mondo.
Occorre e sempre più, un capitale umano adeguato; è il solo volano che può facilitare lo sviluppo attraverso le nuove tecnologie con processi di innovazione che possono, tra l’altro, far crescere l’economia e quindi anche l’occupazione italiana, restituendo così la normalità ad un Paese sempre più dal futuro negato, soprattutto per i giovani che non credono più a niente e guardano, tutto della loro vita, con disperata indifferenza.
L’Italia, purtroppo, investe sempre meno in conoscenza. Per questo suo grave deficit di saperi la società italiana è ad un bivio molto, ma molto pericoloso; tanto, con gravi conseguenze sulle nuove generazioni che mancano purtroppo, degli insegnamenti saggi e giusti per poter essere dei buoni cittadini nel prossimo futuro che ha sempre più bisogno di protagonismo, di partecipazione e di quella cittadinanza attiva purtroppo, da più tempo cancellata dalla società del nostro Paese, da lungo tempo confusa e senza i giusti riferimenti per costruire insieme, nuovi percorsi di umanità condivisa. Tanto per un mondo nuovo; tanto, per un mondo umanamente nuovo e necessariamente migliore.
Come fare per costruire insieme una nuova Italia? Come fare per realizzare percorsi di un’Italia veramente nuova, parte attivamente intelligente di un mondo nuovo?
La via obbligata è una sola. È quella dell’educazione; è quella della conoscenza e dei saperi; è quella della buona ed autentica comunicazione.
Tutto questo, è assolutamente necessario fare per costruire insieme un nuovo futuro italiano; un futuro umanamente possibile per le nuove generazioni, purtroppo fortemente confuse, senza certezze ed in cammino verso un assordante vuoto dei sempre più necessari contenuti dei saperi, della conoscenza, della formazione, dell’educazione e di quella organizzazione umana che serve sempre più all’Italia, per un saggio uso delle risorse umane; risorse assolutamente indispensabili al futuro italiano.
Senza tutto questo, insostituibile fatto culturale ed educativo, ad attendere il futuro italiano, c’è il solo disastro umano e sociale; c’è solo un’Italia senza futuro; un vero e proprio disastro diffuso che, oltre al futuro, andrà cancellando perfino la speranza a partire da un presente sempre più triste ed inconcludente.
Bisogna evitare tutto questo; bisogna correre ai ripari; bisogna pensare ad una nuova Italia, con un saggio progetto di un nuovo insieme italiano; di un nuovo umanesimo italiano; di un nuovo Rinascimento italiano.
Un progetto che serve all’Italia delle nuove generazioni, per così garantire il futuro che, stando così le cose, è un futuro sempre più negato all’Italia ed agli italiani.
Da dove partire per questo progetto di nuovo futuro? Prima di tutto e soprattutto dalla Scuola, con il diretto coinvolgimento della famiglia, un’insostituibile agenzia di utile riferimento per i giovani che devono trovare nella Scuola la giusta palestra del pensiero e dei saperi finalizzati ad una educazione-formazione di cui l’Italia ha tanto, ma tanto bisogno per costruire, prima di tutto, il buon futuro delle sue insostituibili risorse antropiche.
A partire dal 1956 il filosofo Calogero, occupandosi della Scuola, agenzia assolutamente insostituibile per un saggio insieme umano e sociale, andava spesso ripetendo a se stesso che i giovani, per essere dei buoni cittadini devono, prima di tutto, imparare a discutere.
Tanto, lo ripeteva ad alta voce, come un forte messaggio-appello che affidava con forte convincimento, a chi doveva poi prendere le decisioni giuste per un’altrettanto giusta e funzionante società, attraverso gli opportuni percorsi formativi.
Come volete, diceva il filosofo Calogero, “che i giovani imparino ad essere buoni cittadini, se non imparano a discutere”?
Le crescenti barbarie che vanno caratterizzando l’inizio del “Millennio globalizzato” sono causate, prima di tutto, da una grave emergenza di cultura; il diffuso vuoto di cultura in tanta umanità della Terra e soprattutto da NOI, è una incubatrice che produce in modo diffuso una barbara e diffusa violenza, con azioni disumane e sempre più spesso contro uomini inermi ed indifesi, con veri e propri atti di guerra; di una guerra non dichiarata in molte parti d’Europa, da parte di un fondamentalismo islamico, con terroristi che organizzano stragi e distruzioni per uccidere e così conquistarsi il martirio, secondo l’indottrinamento di chi tira le fila di un odio violento per cancellare la Pace, saggiamente voluta dai tanti della Terra.
L’Italia, come il resto d’Europa e dell’intero Occidente, è coinvolta da questo mondo di distruzione e di morte; da questo mondo disumanamente senza futuro, con grave ed assordante danno per le future generazioni sempre più destinate a precipitare nel nulla.
Che fare? Certamente nessuno può starsene a braccia conserte a guardare con lo sguardo assente, facendo finta di niente. Questo non può e non deve essere.
In alternativa, consapevole dei tanti mali italiani, bisogna rimboccarsi attivamente le maniche e pensare, prima di tutto, come dice Ignazio Visco, attraverso l’educazione, a costruire il nuovo italiano, un nuovo possibile, con alla base i saperi e la conoscenza che devono venire, prima di tutto, dalla Scuola, diversamente intesa e non più e sola agenzia educativa di un sapere trasmesso che, proprio non aiuta il cambiamento italiano; non aiuta i giovani in percorsi educativi e formativi capaci di comprensione e di conoscenza, mancando i quali l’Italia, il sociale italiano, resteranno fermi e così fermi, non avranno assolutamente un futuro possibile.
La Scuola è assolutamente importante ed insostituibile per il futuro italiano; per il futuro italiano nel mondo, dove la cultura italiana da sempre, attraverso i suoi percorsi di saperi umanistici, ha avuto un ruolo importante e coinvolgente.
Nessuno e niente potranno cancellare la cultura italiana; nessuno e niente potranno cancellare i nostri saperi, la nostra identità, la nostra viva cultura millenaria.
Purtroppo, facendoci male, siamo distrattamente indifferenti alla conoscenza, il primo oro del mondo, da intendere come il pane della vita; della vita dei saperi, per percorsi di insieme che, purtroppo, oggi ci appartengono sempre meno, in quanto scioccamente cancellati da un nanismo culturale che sta mettendo a dura prova le coscienze degli italiani saggi e giusti, facendo crescere nel Paese, una diffusa condizione umana di mediocrità, con dannose conseguenze di mediocrizzazione per l’intera società italiana.
Che fare? Investire in modo ampio e diffuso, in conoscenza.
Tanto, partendo dalla Scuola, che deve essere al centro della cultura italiana, cancellandone le pericolose ma troppo crescenti pericolosità di quell’analfabetismo funzionale, un devastante male italiano che accrescerà in modo inarrestabile la mediocrità italiana, creando situazioni diffuse di grave sofferenza, da veri e propri sepolcri imbiancati.
In Italia e nel mondo, purtroppo e sempre più, cresce il disagio umano; le sue radici profonde sono proprie e soprattutto in quella mancanza di conoscenza assolutamente necessaria per cambiare le condizioni umane che subiscono, a grandi passi, una profonda mutazione genetica che colpisce a fondo l’umanità ed i suoi valori.
È la Scuola che deve preparare il mondo dei giovani, con percorsi intelligenti; tanto, senza ulteriormente attardarsi su di un inutile insegnamento ripetitivo che non serve a niente ed a nessuno, in quanto, proprio non può produrre la spinta necessaria per un “uomo cosmico migliore”, con alla base il primo e purtroppo dimenticato presupposto umano che è quello di conoscere se stesso; di meglio conoscere se stesso, per agire ed interagire saggiamente con gli altri del mondo.
La Scuola italiana, non più deamicisiana, non più gentiliana, non più Agenzia di sola alfabetizzazione, deve saperi intelligentemente rivolgere ai giovani che la frequentano e d attraverso di questi, all’uomo del futuro; tanto, con un saggio rapporto umano con i valori universalmente intesi e con la conoscenza; tanto, per un uomo nuovo, capace di liberarsi dei suoi mali, dei suoi egoismi, dei suoi tanti e gravi difetti; primo dei quali la poca conoscenza che diventa, tra l’altro e sempre più, poca conoscenza di un se stesso che, non conoscendosi, non riesce ad interagire correttamente con gli altri del mondo, camminando come conviene, insieme, per un mondo umanamente nuovo, con al centro la sempre attuale antica saggezza di conoscersi per meglio conoscere gli altri, oggi cittadini della Terra ed in un futuro lontanissimo cittadini dell’Universo tutto da scoprire.
La Scuola del mondo ed in particolare la Scuola italiana deve adempiere all’importante compito di formare il mondo giovane come buoni cittadini del mondo.
È questa la prima cosa che deve insegnare la Scuola al mondo giovane che la frequenta.
Il compito di istruire, oggi come non mai, deve essere arricchito da un’educazione che deve formare un’umanità nuova, con l’uomo non più soltanto centro dell’universo, ma come universo, in un umanesimo panteistico che deve essere considerato, a partire dalla conoscenza che deve venire dal mondo della Scuola, come un insieme panantropico, le nuove e sagge strade del futuro umano.
Per rinnovare la società italiana e più in generale l’umanità ovunque in grave deficit di futuro, bisogna avere una buona Scuola; una Scuola per tutti, con profondi mutamenti di scenari così come richiesti dal tempo in cui viviamo.
In Italia, la nostra Scuola non è più assolutamente più riferibile ai modelli pedagogici del tempo di Gentile, siamo in una società molto diversa e con nuovi valori costitutivi di una civiltà del “Millennio globalizzato”, in cammino verso il nuovo del mondo che, sul piano educativo e della conoscenza, ci interessa, prima di tutto, come il nuovo d’Italia, un importante riferimento di protagonismo di civiltà dell’uomo in un’umanità sempre più globalizzata.
La Scuola, la nostra Scuola, per questi obiettivi di umanità in cammino, deve sapersi fare carico non solo di istruire ma di educare; soprattutto di educare a vivere con gli altri, promuovendo funzionalmente la conoscenza antropologica per un’educazione alla cittadinanza, con un ritrovato senso educativo per l’uomo e per il suo insieme umano e sociale; una Scuola strategica, per formare dei buoni cittadini italiani nella dimensione globale di buoni cittadini del mondo; tanto, per un mondo migliore in Italia e nel mondo.
Giuseppe Lembo