Sono passati circa 13 giorni da quando si sono svolte le primarie del partito democratico , e quello che ne uscito fuori è stata la riconferma di Matteo Renzi Segretario Nazionale con il 69,17%. I votanti totali, certificati dalla commissione per il congresso, sono pari a 1.838.938, di cui 648.135 nelle regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sicilia, Sardegna). Il dato che emerge, è che circa due votanti su tre (374.907) , nelle regioni del mezzogiorno , hanno sostenuto Matteo Renzi.
Se da una parte il referendum costituzionale è stato caratterizzato , per gran parte , da un voto di protesta verso le politiche messe in atto dal governo Renzi, dall’altra il dato complessivo che ne emerge fuori è che “la ditta” e le correnti hanno salvato Renzi dal tracollo politico personale.
Ma tutto questo è servito a far nascere una riflessione all’interno del partito? Le nuove classi dirigenti del sud sono davvero soffocate dalle decisioni correntizie, oppure c’è una voglia di riscatto , che dovrebbe essere il jolly su cui puntare ?
Va preso in considerazione il segnale politico delle ultime consultazioni internazionali : in Europa gran parte delle forze politiche tradizionali appaiono in difficoltà, cosi come accaduto in Francia, cresce la disaffezione e si affermano movimenti, in alcuni casi di protesta, in altri populisti e personali; in Turchia Erdogan vince il referendum costituzionale per pochissimo, con il 51,4% dei voti , ma perde consenso nelle tre più importanti città del Paese. Ricordate il dibattito su voto della Brexit? Quando l’analisi del voto dimostrava che Londra si schierò a favore dei Remain e invece tutto il Paese risultò deciso nel guardare a nuove idee nazionaliste e sovraniste? E il dato della sconfitta di Donald Trump nei grandi centri urbani delle città di New York e Los Angeles, mentre nelle zone guadagnava consensi?
In Italia il PD è davvero l’argine ad una deriva populista? E’ davvero l’unico partito capace di rinnovarsi, e affidarsi ai cittadini come nuova alternativa alle destre e ai penta-stellati? E poi c’è il grande tema delle nuove generazioni, la generazione che sta conoscendo una grave crisi della politica, a causa di una riduzione della fiducia verso i partiti tradizionali, senza precedenti.
Tutto questo, non a caso, coincide con una grave crisi economico sociale, in particolare nelle regioni del Mezzogiorno.
Diciamo così, il nuovo corso di Matteo Renzi non è per niente facile, anzi per certi aspetti è molto più insidioso di quello iniziato nel 2013, ma a mio avviso qui è la sfida. Trasformare il partito in una grande opportunità per le periferie delle città, e investire su figure che hanno vissuto in contesti particolarmente difficili e che vivono la politica per passione e non per posizionamenti personali. Ritrovarsi con un Partito che come parte integrante del proprio programma mette al centro le periferie , e ciò che possano rappresentare nel prossimo futuro.
Ecco è sicuramente una battaglia non facile, ma la sfida della classe dirigente sta qua, ed è con queste difficoltà che bisognerà fare i conti.
Salvatore Salzano