Cicloni e anticicloni sono stati i veri protagonisti di un’estate in cui l’ombrello è stato più utilizzato dell’ombrellone. Il risultato è che la situazione del settore turistico italiano, già in bilico tra crisi e incertezze di mercato, si è chiusa con un calo dei pernottamenti del -5,6% a luglio e del -3,8% ad agosto e un 48% delle imprese che dichiara una diminuzione degli affari nei mesi estivi (a fronte del 42,7% che registra sostanziale stabilità e del 9,2% che mette a segno un aumento rispetto all’estate 2013). Fortunatamente questo andamento negativo non ha avuto significativi effetti sull’occupazione nel trimestre estivo (-0,1% gli addetti con contratto stabile, -0,4% gli stagionali). La sofferenza del sistema turistico nazionale, spiega l’Osservatorio Nazionale delle filiere del Turismo di Unioncamere, deriva però anche dalla difficoltà del Paese di posizionarsi sui mercati in modo innovativo, offrendo prodotti di svago aggiuntivi e fortemente qualificanti che possano superare le “intemperie”. Un dato per tutti: solo il 2% del fatturato delle imprese turistiche italiane deriva dalla vendita di servizi legati alle attività del tempo libero (come lo sport, la cultura, il benessere) a fronte del 70% di altri sistemi dell’ospitalità, quali quello degli Stati Uniti.
“Nell’era di Internet e della globalizzazione occorre rendersi conto che l’offerta turistica tradizionale non basta più”, sottolinea il presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello. “Data la straordinaria importanza di questo settore anche sotto il profilo occupazionale, è necessario mettere in campo ogni sforzo per aiutare le nostre imprese ad adottare strategie più innovative, che si avvantaggino delle collaborazioni di filiera e che contribuiscano in questo modo ad attenuare la stagionalità e a richiamare un turismo italiano ed estero sempre più attento ad una offerta di qualità”.
I principali elementi che emergono dai dati dell’andamento del trimestre estivo sono:
– Il mal tempo ha avuto effetti nefasti nelle destinazioni soprattutto del Nord, con perdite nelle performance di vendita delle camere del -7,6% nel Nord Ovest e del -8% nel Nord Est a luglio. In queste aree è andata lievemente meglio ad agosto, quando le riduzioni sono state del -7,2% nel Nord Ovest e del -5,4% nel Nord Est;
– Il prodotto balneare ad agosto (-0,6%) ha sostanzialmente retto ma grazie quasi unicamente alle capacità delle regioni del sud (+0,6% in media, con picchi del +10%), mentre in altre aree il cui turismo pure vive prevalentemente in estate il bilancio non è stato positivo e si è andato a sommare alle difficoltà registrate nel mese di luglio, in cui il prodotto balneare ha subito delle riduzioni notevoli (-5,3%).
A fronte di questi andamenti negativi, alcuni segnali incoraggianti si possono cogliere nel mese di settembre, grazie soprattutto ai mercati internazionali, al turismo di altissimo livello (+4,1% a settembre nei 5 stelle) e al comparto alberghiero che nel complesso migliora le vendite rispetto all’anno scorso (+4,9%). Da segnalare anche l’ottima performance dei campeggi, che quest’anno chiudono il mese di giugno con un incremento del +14,5% dei pernottamenti e che ad agosto mettono a segno la maggior quota relativa di vendite (80% delle disponibilità) tra le strutture ricettive.
Il fatturato delle aziende ricettive italiane si mantiene quest’anno quasi esclusivamente radicato sulla vendita delle camere (82%), poco sulla ristorazione e bar (16%) e in modo quasi irrilevante sui servizi aggiuntivi legati alle attività del tempo libero (2%). Questo aspetto evidenzia una debolezza della logica della filiera turistica. L’offerta, infatti, è sostanzialmente lasciata alle scelte del cliente ed è poco governata dalle imprese ricettive, nonostante le stesse imprese dichiarino di essere scelte per la loro connessione a specifici prodotti di “vacanza”, quali la cultura (37%) il turismo verde e naturalistico (32,3%), il mare (29,6%), la montagna (27%) e l’enogastronomia (18,7%).