Anche Milena Gabanelli prova a dire la sua
“In trenta anni l’Alleanza atlantica si è allargata a Est non di un centimetro, ma di mille chilometri. Degli otto Stati che facevano parte del Patto di Varsavia sette oggi sono membri della Nato. Con la conseguenza che la distanza tra un Paese Nato, l’Estonia per esempio, e San Pietroburgo è poco più di 200 chilometri…”. Lo ha dichiarato a ilsudonline.it Maddalena Tulanti. Fondatrice del Corriere del Mezzogiorno Puglia (giornale che ha diretto per quindici anni), per 4 anni inviata in Russia dall’Unità quando direttore del giornale fondato da Antonio Gramsci era Walter Veltroni.
Che non si tratta di considerazioni peregrine, ma di fondate motivazioni che inducono Putin a porre un limite alla pazienza avuta fin qui, lo si vede dunque a chiare lettere. Tra l’altro Maddalena Tulanti è in buona compagnia a sollevare le legittime preoccupazioni russe circa le colonne d’Ercole che la Nato ha superato approfittando del disfacimento del patto di Varsavia. La compagnia di Milena Gabanelli che, nella puntata di Dataroom del 31 gennaio ospitata dal Corriere della Sera e firmata con Francesco Battistini, riferisce di un accordo “non scritto post guerra fredda” che sancirebbe l’esclusione dell’Ucraina dalla Nato che i Russi rivendicano e gli Americani negano.
Vediamo quello che a tal proposito scrive l’ex conduttrice di Report, in tandem con Battistini:
“Torniamo al 1989. I Russi sostengono che dopo la caduta del muro di Berlino ci fu un accordo non scritto fra il leader sovietico Michail Gorbaciov e l’allora presidente americano George Bush: in cambio della riunificazione della Germania e del ritiro delle forze armate di Mosca, la Nato non si sarebbe mai allargata sui Paesi del Patto di Varsavia, e men che meno nelle Repubbliche ex Sovietiche. E’ un accordo che ufficialmente gli Americani hanno sempre negato. E che durò comunque poco…” perché non molto dopo “gli Stati Uniti si inventano il Partenariato per la Pace, un programma che aggiri i veti russi e avvicini alla Nato non solo i Paesi dell’ex Patto di Varsavia, ma anche pezzi della vecchia Urss come l’Estonia, la Lettonia e la Lituania…”.
E non basta, perché in seguito il presidente americano Bill Clinton ne inventa un’altra, vale a dire che l’ammissione dei Paesi dell’Est all’Unione europea includa in via preventiva il loro ingresso nella Nato. E a questo proposito l’articolo del Corriere specifica:
“E’ andata così per Polonia, Ungheria, Romania, Bulgaria, Repubblica Ceca, le tre Repubbliche Baltiche e sta andando allo stesso modo nei Balcani: dall’Albania al Montenegro alla Macedonia…”
La Russia indebolita di Boris Eltsin, guarda e tace per tutti gli anni Novanta del secolo scorso. Anni molto difficili per i Russi poiché è “più urgente incassare dollari – si legge ancora in Dataroom – che credito politico. Con l’arrivo di Vladimir Putin cambia tutto…”.
Con Putin arriva il primo deciso “niet” proprio sull’Ucraina. Un punto sul quale il leader russo non ha alcuna intenzione di recedere. Ed eccoci arrivati ai giorni nostri, con il rischio che il braccio di ferro tra le due potenze infiammi di nuovo lo scenario europeo.
Leggi l’intervista a Maddalena Tulanti: