Di CLAUDIO D’AQUINO
Le Regioni del Sud sono sei. I consiglieri regionali del Mezzogiorno raggiungono il numero di 200. Se si riunissero per una volta, per cominciare, a Napoli o a Bari o a Matera, costituirebbe già – qui e ora – il Parlamento del Sud. È il primo punto programmatico emerso dalla riunione organizzata da Unione Mediterranea in collaborazione con altre sigle (associazioni, movimenti, gruppi spontanei) all’hotel Vanvitelli di Caserta. Come a dire: il Mezzogiorno è già una macro regione. Di fatto. E non è difficile immaginare i vantaggi che questa operazione potrebbe avere sul Sud e, in particolare, di tutto coloro che, per designazione popolare, devono occuparsi di fare leggi per le rispettive comunità.
Gli esempi illustrato ieri nel corso della kermesse di Unione Mediterranea non mancano. Si può pensare a una legge unica sul trasporto ferroviario per tutto il Sud. Oppure una legge che regoli la nascita di alberghi diffusi su aree che includono più territori limitrofi. Oppure leggi che rispondano a una logica di sistema in materia di portualità, logistica, shipping, agro industria, regimi idrici, ambiente. Quanto guadagnerebbe il Mezzogiorno da una azione autonoma, autodiretta, basata su quello che il Sud può fare unendo i tasselli del mosaico della macro area meridiobale? La risposta è scontata.
Marco Esposito, giornalista del Mattino e coordinatore di Unione Mediterranea si sofferma sul secondo passaggio fondamentale. Respingere un federalismo fiscale che calcola le risorse da assegnare ai Comuni in maniera capziosa, basandosi sulla spesa storica finché va bene ai municipi del Nord, salvo cambiare criterio per asili e scuole, allorché non si regolano i trasferimenti statali sul numero di bambini residenti. “Il trucco c’è – è il commento di Marco Esposito -, anche se Graziano Delrio lo ha chiamato errore a cui rimediare, salvo poi confermarlo nella legge di stabilità che si sta approvando”.
Tante le voci che si sono ascoltate ieri durante l’incontro. Enrico Infermiera, presidente di Confartigianato Campania, ha proposto “uno sportello unico regionale per le imprese, soprattutto piccole e piccolissime oltre che scadenze certe per una burocrazia che sia leva di sviluppo e non nemica di chi concorre col proprio lavoro a produrre il Pil campano”.
Una imprenditrice lancia l’idea dello scontrino parlante per acquisti mediterranei a sostegno dei marchi compra-sud. Un giovane operatore sociale propone un programma di spazi pubblici a chi li vuole gestire con una specifica disciplina di agevolazione.
Poi interviene Pino Aprile, il giornalista e scrittore dal cui lavoro sta nascendo un processo di risveglio delle menti e delle energie del Mezzogiorno. Dobbiamo fare intersezione, dice in sostanza, tra i vari insiemi che sono nati nei movimenti di comunità diffusi nel territorio. “Se andiamo nella stessa direzione – afferma – e fin quando la direzione è la stessa, perché non camminare insieme?”. Abbiamo di fronte a noi una impresa titanica, afferma. “Contro il sud non c’è solo un ventennio di politiche nazionali miopi e talvolta di rapina. Potremmo anche essere sconfitti ma quante volte? Una, due, tre. Basterà vincere una volta… Se quelli che restano, raccolgono le forze e ricominciano”. Occorre vincere una sola volta, conclude Pino Aprile: “L’ultima”.
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