Dalle trivelle al reddito di cittadinanza. Il ministro del Sud Barbara Lezzi, in un’intervista al Corriere della Sera, difende l’azione del governo per il Mezzogiorno. «Essere contrariati per il caso trivelle era ragionevole – spiega – Ora infatti e’è un emendamento che blocca tutto come promesso. Gli altri due temi erano diversi, abbiamo fatto il possibile e stiamo monitorando». Il problema, aggiunge, non è di scaricare la colpa sui governi precedenti: “Succede che ci siano situazioni aperte gestite o autorizzate da chi c’era prima di noi. Quando è possibile interveniamo. Per le trivelle siamo intervenuti con l’emendamento al di Semplificazioni».

Altro tema, quello delle autonomie regionali, cavallo di battaglia della lega ma non dei Cinquestelle, che temono contraccolpi a Sud. «Il Movimento non frena – spiega la Lezzi – Si tratta di una richiesta arrivata sulla base di referendum, quelli veneto e lombardo, che noi abbiamo appoggiato. Solo che le cose vanno fatte bene. Bisogna stare nel solco di ciò che prevede la Costituzione: scrivere nero su bianco diritti e doveri delle Regioni in modo che non vadano a scapito di altre Regioni. Mai verrà sottratto qualcosa al Sud».

Anzi, il governo, sta cambiando marcia sugli investimenti, vera causa del divario: “Abbiamo fissato una fetta vincolante per il Sud. E, quanto ai fondi europei, abbiamo speso quelli per il 2018 e dobbiamo spendere 5 miliardi di fondi strutturali per il 2019. Ma in passato sono stati commessi molti errori. Dobbiamo fare meglio. Ho diversi progetti in cantiere. Dalle bonifiche di Bagnoli e della Maddalena alla realizzazione della Via della Seta per i porti di Gioia Tauro e Taranto».

Il ministro per il Sud chiude anche il capitolo del reddito di cittadinanza: “I soldi sono stati stanziati in legge di Bilancio, ora ci sarà il decreto: ormai il reddito di cittadinanza è una realtà. C’è poco da discutere. Ora abbiamo messo anche a punto quello che a mio avviso è un connubio perfetto con il

sostegno alle imprese». Nessun problema neanche per il rischio lavoro nero. «No basta, mi offendo. Ci sono grossi deterrenti: verranno assunti nuovi ispettori del lavoro e chi truffa commette un reato con una pena da uno a sei anni. In più, chi percepirà il reddito, tra formazione e ore a disposizione per gli enti locali non avrà tempo per fare altro».