in questa mia giornata napoletana, sono contento di poter stare un poco anche con voi. Grazie della vostra presenza e del vostro affetto!
Le persone che maggiormente vivono una condizione di fragilità sono le prime destinatarie della Buona Notizia del Regno di Dio: questo è evidente leggendo il Vangelo, e dev’essere evidente anche nella vita della Chiesa. E in effetti il Signore Gesù continua a farsi vicino ai malati attraverso tanti suoi discepoli, in ogni epoca.
Qui, in questa Basilica, riposa uno di questi, che ha vissuto in maniera esemplare tale chiamata, un santo medico a voi molto caro: Giuseppe Moscati. Egli aveva ben presente la parola di Gesù che dice: «Ero malato e mi avete visitato» (Mt 25,36). Sapeva vedere Cristo stesso nei malati che si rivolgevano a lui; sapeva vedere in chi gli stava davanti non solo un corpo bisognoso di cure, ma prima di tutto una persona desiderosa di aiuto e di conforto.
Quanto è importante per i medici – lo sapete bene voi che siete qui presenti – avere questa sensibilità testimoniata da san Giuseppe Moscati nel trattare con gli ammalati e i sofferenti! Quanto è necessaria l’umanizzazione della medicina, e quanti benefici può portare, là dove si riesce a viverla, a tutti i malati e ai loro familiari!
Conosco l’impegno della Chiesa qui a Napoli che, come il santo dottore Moscati, scende per strada, tra i vicoli, tra la gente sofferente per far conoscere che Gesù è vicino, si china sulle sue piaghe, le cura, le medica come “buon Samaritano”, e la risolleva.
Vi incoraggio ad andare avanti in questo lavoro che è un’opera di misericordia. La misericordia parte dal cuore e si esprime in atteggiamenti di vicinanza e gesti di aiuto concreto, come insegna sempre la parabola del buon Samaritano (cfr Lc 10,25-37). Se dentro di noi c’è un po’ di quella “compassione” che Gesù sentiva, possiamo anche noi farci prossimi al fratello e curare le sue ferite, corporali e spirituali.
E anche la persona malata, toccata dalla grazia di Gesù Buon Samaritano, non si chiude in sé stessa, ma riesce a sua volta a farsi vicina, ad aiutare l’altro che magari fa più fatica, è più sconfortato. Portare i pesi gli uni degli altri: questo si vive anche nella malattia, grazie alla misericordia di Gesù per noi. Lui ci rende capaci di vivere l’amore di Dio e del prossimo anche nel dolore, nella malattia e nella sofferenza. L’amore è capace di trasformare ogni cosa. E com’è importante, com’è necessaria per il popolo di Dio la preghiera degli ammalati! E’ potente. Pregate per le necessità della gente, pregate per la pace, pregate per la Chiesa…
Ora, carissimi, vorrei pregare un momento con voi; recitare insieme un’Ave Maria per tutti i malati, specialmente quelli più gravi e più abbandonati. E per intercessione della nostra Madre offriamo a Dio le nostre sofferenze per la pace e la riconciliazione nel mondo. [“Ave Maria…”]
Non dimenticatevi di pregare per me! Vi benedico di cuore. E ca ‘a Maronna v’accumpagne!