È uno dei settori più colpiti dalla crisi pandemica con il fatturato ridotto quasi a zero e senza paracadute: davanti al teatro Massimo Palermo va in scena la protesta degli animatori delle feste e degli artisti di strada. Un sit-in colorato, irriverente, pacifico, tutt’altro copione rispetto agli scontri di strada, alle bombe carta e alle proteste andate in scena in questi giorni a Napoli, Roma e Catania.
Spettacoli e cabaret, spiegano gli organizzatori della protesta, “perché il nostro obiettivo quello di far sorridere la gente”. Accanto allo striscione Game Over, c’è la bara in cui gli imprenditori depositano le chiavi delle loro attività.
Miriam Fasullo è un imprenditrice, gestisce una ludoteca a Gela, e non nasconde la sua irritazione: “Sentirsi dire che non siamo essenziali fa male, perché è un lavoro come tutti gli altri. Siamo esercenti, paghiamo le tasse e le nostre vite sono essenziali”. Un altro manifestante rivela di aver scritto più volte al presidente Musumeci, ha provato ad avere un colloquio con lui. Ma ad oggi nessuna risposta”.
Abbiamo speso un occhio della testa per poter portare a norma le nostre sale – racconta un altro degli operatori presenti – abbiamo avuto il tempo di avviare le nostre attività subito dopo l’estate e già siamo di nuovo chiusi. Non siamo solo delle partite IVA ma anche dei papà, delle mamme e quindi chiediamo degli aiuti per poter portare avanti le nostre aziende”.