Basta un’elezione e tutto cambia. Con l’arrivo di Donald Trump come nuovo inquilino della Casa Bianca, Mark Zuckerberg ha ribaltato la sua strategia: da icona liberal e fautore dell’inclusione, ora il patron di Facebook (oggi Meta) sembra sposare posizioni decisamente più vicine al tycoon repubblicano.

Via il fact-checking, stop a diversità e inclusione

Il primo segnale è stato l’eliminazione del fact-checking: stop alla moderazione dei contenuti su Facebook e Instagram, in una mossa simile alla “linea Musk” su X (ex Twitter). Nel giro di poche settimane, Meta ha anche smantellato i programmi di diversità, equità e inclusione, con tanto di riassegnazioni forzate e dimissioni di figure chiave come Roy Austin, ex vicepresidente dei diritti civili.
“Il panorama legale e politico intorno alla diversità sta cambiando” ha spiegato un portavoce di Meta, lasciando intendere che l’azienda vuole evitare contraccolpi nel nuovo scenario politico. Tradotto: il vento è cambiato, meglio adeguarsi per non rischiare di perdere miliardi di dollari.

Amicizia di convenienza?

Secondo indiscrezioni, Zuckerberg avrebbe perfino fatto visita a Trump nella residenza di Mar-a-Lago, un incontro non confermato ma che molti considerano un segnale forte di una strategica alleanza. Non a caso, Trump ha ricambiato i complimenti definendo il fondatore di Facebook “un ragazzo che ne ha fatta di strada”.

L’affondo su Biden

Per completare il dietrofront, non poteva mancare un attacco all’attuale presidente. Zuckerberg accusa Joe Biden di averlo costretto a “censurare determinati contenuti” durante la pandemia, con funzionari della Casa Bianca che avrebbero fatto pressioni su Meta per rimuovere fake news in tema di vaccini e Covid.
“Ora ho un controllo molto maggiore sulla policy e credo che così sarà anche in futuro”, ha commentato Zuckerberg, difendendo la scelta di abbandonare il fact-checking.

La reazione di Biden e dell’Ue

La Casa Bianca non ha gradito. Biden ha definito la marcia indietro di Facebook “davvero vergognosa”, ricordando che “dire la verità è importante” e accusando il social di esporre milioni di persone a contenuti potenzialmente falsi.
Da Bruxelles, intanto, fanno sapere che l’Europa pretenderà che ogni piattaforma “rispetti i diritti dei cittadini e le regole Ue”, lasciando presagire possibili interventi normativi.

I dipendenti insorgono

All’interno di Meta, intanto, serpeggiano malumori. Sulla piattaforma di messaggistica interna sono apparsi commenti durissimi: “Se il risultato elettorale fosse stato diverso, non avremmo mai fatto queste scelte?”, si chiedono alcuni lavoratori. Altri parlano di “cambiamenti opportunistici” ogni volta che il potere si sposta.
Zuckerberg, secondo molti, starebbe solo difendendo gli interessi dell’azienda, mettendo nel cassetto ideali e coerenza, pur di non perdere posizioni di mercato. Dopotutto, il boss di Facebook ha sempre saputo maneggiare milioni di “amici” con il minimo degli scrupoli. Ora, la domanda è se questa giravolta diventerà il nuovo standard dell’era Trump.