Antonio Troise
Dopo tanti annunci, comincia a prendere corpo l’operazione “fisco-amico” annunciata da Renzi. Il modello 730 precompilato che arriverà nelle case di 18 milioni di lavoratori dipendenti e pensionati è un primo passo. Altri ne seguiranno nei prossimi mesi: nella delega fiscale ci sono almeno 30 macro-aree sulle quali intervenire. Non meno importanti sono le decisioni varate ieri sul fronte delle imprese. Soprattutto di quelle piccole, che costituiscono la spina dorsale del nostro sistema economico e che rischiano ogni volta di essere soffocate dal peso della burocrazia. Nel provvedimento varato a Palazzo Chigi c’è un intero capitolo che riguarda proprio il settore produttivo, con un occhio di riguardo per il gran popolo delle partite Iva, più di altri colpito dalla grande crisi. Per tutti è in arrivo una forte iniezione di semplificazione delle procedure e degli adempimenti burocratici, dai rimborsi fiscali alle regole previste per le società che non hanno sede legale in Italia, dalle dichiarazioni alle spese di rappresentanza o sponsorizzazioni. Un modo, insomma, per rendere più snello e trasparente il sistema fiscale e, magari, attirare qualche nuovo investimento dall’estero.
Forse, però, al di là dei contenuti, è molto più importante la filosofia alla base dei provvedimenti. Per la prima volta il fisco si pone, infatti, il problema dei contribuenti e non solo quello di far cassa, non si introducono nuove norme o balzelli ma si elimina uno degli adempimenti più “onerosi” anche dal punto di vista psicologico: quella della compilazione della dichiarazione dei redditi. E chi, qualche volta, si è cimentato nell’opera, sa che non si tratta di una passeggiata. Certo, l’operazione riguarda per ora solo pensionati e dipendenti, ovvero le categorie di contribuenti più facili di controllare e monitorare anche attraverso l’incrocio con le banche dati. Per gli autonomi e i professionisti la dichiarazione precompilata è ancora lontana. Ma un primo segnale, importante anche dal punto di vista della lotta all’evasione: dall’anno prossimo, infatti, potrebbero esserci 18milioni di dichiarazioni in meno da controllare. Il che significa che l’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza potrebbero dirottare tutti i loro sforzi sulle categorie produttive e professionali dove le maglie del fisco sono ancora troppo larghe per combattere l’evasione. Un fisco più semplice conviene a tutti: ai cittadini onesti che hanno tutto da guadagnare con la dichiarazione precompilata e allo Stato che, oltre a diventare meno “ostile” potrebbe cominciare ad incassare di più dal gran popolo dei furbetti delle dichiarazione. Con il risultato che, se tutti pagano, forse anche il peso della tasse potrebbe calare ed essere meglio distribuito.