L’Italia lo rispetterà, ma il tetto del 3 per cento è “oggettivamente anacronistico”. Sono le parole che il presidente del Consiglio Matteo Renzi si porta dietro oggi a Bruxelles, al vertice dei capid di Stato di governo dell’Unione europea convocato per discutere della crisi ucraina e della “rinascita del settore industriale”. Un nuovo appuntamento chiave – sopratutto nei bilaterali a margine del vertice – per misurare le ambizioni di Roma nel rilancio dell’economia nazionale.
Un piano arricchito dal confronto che il opremier ha con sindaci e amministratori locali sina dalle prime ore della mattina. Il governo assicura rispetto dei vincoli europei ipotizzando, ove necessario il recupero dello scarto dal 2,6 al 3 per cento nel rapporto debito Pil. E chiede per sé la responsabilità politica dei tagli individuati dal commissario alla Spending Review Carlo Cottarelli. Ma non transige sulla necessità di coniugare crescita e rigore. “All’ordine del giorno del Consiglio europeo – ha detto Renzi presentandosi mercoledì alle Camere – c’è la situazione economica, in attesa che i documenti dei vari governi siano vagliati ad aprile dalla commissione europea. Su questo punto è fondamentale che si esca da una visione per cui l’Europa ci controlla i compiti o ci fa le pulci”.
“L’Europa – ha ribadito Renzi – non è un’istituzione altra rispetto a noi. Prima saremo in grado di affermare che Italia ed Europa, a dispetto di un certa propaganda, non sono due contro parti ma sono sulla stessa barca, meglio è. O siamo in grado di tenere insieme due battaglie di risanamento e crescita o non c’e’ spazio per la politica, resta una visione tecnocratica. Non possiamo pensare – ha incalzato Renzi – che l’Ue sia il nostro alibi, i dati offerti dall’ Ue non sono dati della strega brutta e cattiva ma sono dati della nostra debolezza”.