Riforme: tutto rinviato a dopo le europee, con una tabella di marcia che difficilmente potrà rispettare le scadenza del 10 giugno per il primo voto in aula, così come aveva pronosticato Renzi. Le diffidenze manifestate dai partiti sono evidenti, tanto che la presidente della I commissione Anna Finocchiaro ha fatto slittare al 23 maggio il termine per la presentazione degli emendamenti, il che significa, secondo l’Ncd Quagliariello, che “al 10 giugno staremo ancora votando gli emendamenti in commissione”. Dopo il voto di martedì FI rivendica la propria centralità e Berlusconi ricorda che dai piani alti del Pd “sono state esercitate forti pressioni su Forza Italia perché votasse il testo del governo”; i grillini colgono al volo l’occasione e chiedono a Renzi “cosa ha trattato con il condannato Berlusconi”, mentre il capogruppo dei democratici Zanda sottolinea una regola riconosciuta da tutte le democrazie, “non si può cambiare la Costituzione con la sola maggioranza di governo”.
Genovese: secondo la Giunta per le autorizzazioni della Camera l’onorevole Francantonio Genovese, accusato dalla procura di Messina di essere stato il capo di un sodalizio criminale che attraverso truffe, riciclaggio, peculato e reati vari ha sottratto milioni di euro alla formazione professionale per arricchirsi e fare propaganda elettorale, va arrestato. A deciderlo però dovrà essere l’Aula, e sulla data di calendarizzazione è già scontro, con il M5S che denuncia il tentativo di “fare melina” per allontanare la data della decisione a dopo le elezioni europee. La Presidente Boldrini ha proposto di votare tra martedì e mercoledì prossimo, senza però convincere i grillini che hanno parlato di “atteggiamento di facciata” e di rischio di slittamento. Se e quando l’assemblea di Montecitorio dovesse dare l’assenso all’arresto, per Genovese scatteranno le manette.
Cgil: è stato il leader della Fiom a scaldare un congresso nazionale che si trascinava stancamente. Ci si aspettava una sua clamorosa sortita sui temi della trasparenza dei rendiconti sindacali ed anche un ulteriore segnale dell’asse che lo lega da tempo a Matteo Renzi, ma pur non deludendo le aspettative Landini si è fermato un attimo prima. Ha chiesto alla Cgil di diventare “una casa di vetro” su bilanci e spese ed ha parlato della necessità di rendere pubblici gli stipendi dei dirigenti sindacali. Il congresso si chiuderà oggi e sancirà la spaccatura, perché saranno tre le liste in lizza per la votazione finale, una guidata dalla segretaria Camusso, una dallo stesso Landini e la terza da Giorgio Cremaschi. In mattinata si era registrata anche una visita-lampo del ministro del Lavoro Poletti, accolto dai pochi delegati presenti con qualche applauso e fischi isolati.
Politica estera
Ucraina: Vladimir Putin cambia rotta sulle presidenziali previste per il 25 maggio a Kiev e decide il rinvio del referendum sulla secessione di Donetsk e Luhansk dall’Ucraina. Mosca ha inoltre annunciato di avere spostato le truppe ammassate al confine, riportandole a svolgere le loro regolari esercitazioni, ma per ora Nato, Pentagono e Casa Bianca hanno smentito di aver riscontrato segni di ritiro dell’esercito sovietico. Il messaggio consegnato ieri al mondo dal Cremlino lascia comunque sperare in una svolta della crisi che oppone Mosca e Kiev all’Occidente, una delle più gravi dai tempi della guerra fredda; tuttavia la prudenza è d’obbligo, vista l’alternanza di aperture e chiusure che ha finora caratterizzato la strategia di Putin e le prime reazioni piuttosto fredde arrivate dagli Stati Uniti e dal governo di Kiev.
Thailandia: la premier Yingluck Shinawatra è stata destituita ieri dalla Corte Costituzionale per abuso di potere, una decisione che immediatamente i sostenitori della primo ministro di Bangkok hanno definito “colpo di stato giudiziario”. Per la protesta antigovernativa che da sei mesi è in piazza si tratta invece di una vittoria; la realtà è che il Paese, che da novembre ad oggi ha contato 25 morti e 700 feriti, è sempre più spaccato e la sentenza rischia di essere la scintilla per nuove violenze. Il governo passa ora nelle mani di un ex ministro, ma si tratterà comunque di un esecutivo limitato all’ordinaria amministrazione in vista del voto del 20 luglio, sempre se la consultazione elettorale avrà luogo; quella del 2 febbraio fu infatti boicottata dall’opposizione ed invalidata.
Economia e Finanza
Ddl lavoro: il decreto incassa la seconda fiducia al Senato e torna alla Camera per il sì definitivo, dopo le modifiche introdotte dal governo al termine della mediazione di maggioranza. Tra le novità il tetto del 20% all’utilizzo dei rapporti a tempo, con una sanzione pecuniaria per chi supererà il limite; sull’apprendistato si abbassano le quote di stabilizzazione introdotte dalla legge Fornero; i contratti a termine non richiedono più una giustificazione per 36 mesi ed il numero di proroghe sale da uno a cinque. Il voto è arrivato dopo momenti di tensione in Aula con le proteste di Fi, Sel e Lega, mentre i senatori del M5S si sono incatenati gli uni agli altri indossando magliette con la scritta “Schiavi mai”; cauta soddisfazione invece fra i sostenitori del governo, il capogruppo Ncd Sacconi che ha richiesto “maggiore lealtà nei rapporti di maggioranza anche alla Camera”, dal Pd Damiano rassicura il clima dicendo che “l’efficacia del decreto sarà valutata con il monitoraggio a 12 mesi”, come richiesto dal suo partito.
Bonus Irpef: il governo è pronto a cambiare il bonus per favorire le famiglie con più figli e quelle al di sotto di 8.000 euro di reddito. Lo ha annunciato il segretario Delrio, che ha detto “è possibile che si ragioni di correzioni nella legge di Stabilità” aggiungendo che l’esecutivo sta lavorando al “quoziente familiare” per favorire i nuclei più numerosi; l’operazione potrà essere fatta all’interno della delega fiscale approvata nelle scorse settimane dal Parlamento. Sull’attuazione della delega sta lavorando il ministro dell’Economia Padoan, con l’obiettivo di presentare a breve i due primi decreti, uno che armonizzerà la tassazione delle sigarette mentre l’altro darà l’avvio alla riforma del catasto con le commissioni censuarie.