Risultati amministrative – Il giorno dopo i ballottaggi è servito per mettere a fuoco i risultati e preparare le nuove strategie. Di sicuro Berlusconi si è convinto che una legge elettorale a doppio turno sia troppo rischiosa: il prossimo incontro con Renzi (forse il 17 prossimo) servirà proprio a mettere una pietra tombale sull’Italicum. Comunque l’esito delle amministrative (al netto delle amministrazioni storicamente “rosse” strappate al Pd) è considerato negativo (pesa molto la perdita di Pavia) e potrebbe aprire scenari nuovi nel partito.
Grillo sembra invece convinto che la vittoria a Livorno sia l’inizio di un “virus inarrestabile”, il primo passo verso quella vittoria “lenta” teorizzata dal leader del M5S (vinciamo piano…). Ma intanto scarica definitivamente il sindaco di Parma Pizzarotti
Renzi si gode la vittoria consapevole però che le posizioni di rendita sono finite (vedi i comuni umbri persi e passati a Forza Italia) mentre all’interno del partito già si alzano alcune voci critiche con le ormai consuete richieste di “rigorosa analisi” dei risultati, preannuncio forse di faide interne che costituiscono il marchio di fabbrica del Pd.
Le inchieste – Tangenti in Veneto: ieri Orsoni è stato in procura per tre ore. La sua difesa punta a dimostrare che le tangenti venivano incassate a suo nome da un mediatore infedele che agiva per conto proprio. L’ex sindaco di Venezia è furioso con il Pd che secondo lui non solo non lo ha difeso ma si è affrettato a prenderne le distanze senza concedergli neppure il beneficio del dubbio sulla sua colpevolezza. Ma l’inchiesta sul Mose riserva nuove sorprese: spunta il nome di Gianni Letta, quale “direttore del traffico” con il compito di indicare le ditte da scegliere per gli appalti. Il manager Mazzacurati ha invece fatto i nomi degli ex ministri Matteoli e Lunardi quali destinatari di consulenze ad hoc e fondi per la campagna elettorale.
Ieri in consiglio comunale a Venezia ci sono state contestazioni da parte dei cittadini, con striscioni, insulti e tafferugli.
Politica estera
Il viaggio di Renzi – Continua la missione del premier in Vietnam, Cina e Kazakistan, alla ricerca di nuovi interscambi commerciali in un’ area del mondo in cui il Pil cresce a ritmi del 5-7%. Atterrato ieri ad Hanoi, oggi Renzi visita gli stabilimenti italiani. L’obiettivo è colmare il ritardo che ci separa da americani e tedeschi, i primi a intuire che quei Paesi sarebbero diventati una straordinaria occasione di investimenti e quindi i primi a creare solidi legami (Daimler, Apple, Volkswagen, Bmw).
Intanto parte la missione in Usa del ministro Padoan che ha incontrato gli investitori istituzionali a Washington.
Francia – Il recente successo elettorale del Front National non lo mette al riparo dalle polemiche, innescate da una gaffe del Presidente onorario e padre della leader Marine, Jean-Marie Le Pen, il quale durante un’intervista, parlando di ebrei usa l’infelice termine “infornata”. Immediate le prese di distanza dei vertici del partito, che vedono vanificati gli sforzi di costruire un’immagine “ripulita”, spendibile elettoralmente, del partito.
Economia e Finanza
Riforma Pa – Le bozze che circolano in questi giorni contengono alcune novità rispetto al testo che il ministro Madia aveva sottoposto ai sindacati. Sul tema del prepensionamento di chi è vicino alla fine della carriera, il governo sembra orientato a una marcia indietro. Dato che l’esonero dal servizio viene ritenuto non opportuno, per favorire la cosiddetta “staffetta generazionale” si sta pensando allora di accelerare la cancellazione del trattenimento in servizio, cioè la possibilità di continuare a lavorare per due anni dopo l’età della pensione.
Alitalia – Si sapeva che quello degli esuberi sarebbe stato il fronte più caldo in vista dell’accordo con Etihad e ora si sta entrando nel vivo della questione. Ieri l’ad di Alitalia Gabriele Del Torchio ha certificato ufficialmente che gli esuberi saranno 2.200 per i quali ha escluso che si possa ricorrere a cassa integrazione a rotazione e contratti di solidarietà: questi lavoratori dovranno purtroppo uscire definitivamente per “salvare” gli 11mila che rimangono. Oggi i ministri Poletti e Lupi incontreranno i sindacati alla ricerca delle vie d’uscita che al momento sembrano essere soltanto due: la cassa integrazione straordinaria o la mobilità.