Politica interna
Quirinale – Iniziano domani le consultazioni formali a Palazzo Chigi in vista della prima votazione per il nuovo Capo dello Stato, giovedì 29 gennaio. Non ci saranno i Cinque Stelle, che ieri hanno riempito Piazza del Popolo per la “Notte dell’Onestà, fermi nella volontà di voler consultare sul web i militanti; tuttavia ieri Grillo dal palco ha fatto i nomi di Rodotà e Prodi. Si tiene distante dalle consultazioni anche la Lega Nord, mentre Fi e Ncd rinsaldano il legame per far pesare il più possibile i loro 250 grandi elettori e Giovanni Toti, intervistato dal Corriere, rilancia: “Tutte le cariche sono della sinistra. No a veti, ma serve un confronto serio”. E nel gioco degli intrighi incrociati che precedono il voto segreto, a Palazzo Chigi si sta facendo strada l’idea che la candidatura di Giuliano Amato sia la risultante di una manovra a tenaglia tra minoranza dem e Berlusconi, tanto che Renzi è sbottato: “No al panino per Amato al Colle. Io farò un nome solo”.
Giustizia – La consueta inaugurazione dell’anno giudiziario ha riservato non poche prese di posizione polemiche da parte di esponenti illustri della magistratura. A Milano, il Presidente della Corte d’Appello, Giovanni Canzio, ha denunciato le pesanti infiltrazioni dell’ndrangheta in Lombardia e il rischio di attentati in vista di Expo, criticando poi i colleghi palermitani per la recente audizione di Giorgio Napolitano nel processo Stato-Mafia, definita “una dura prova che si poteva risparmiare”. Molte le critiche per le modifiche al sistema giudiziario messe in campo o annunciate dal Governo Renzi, con il presidente della Corte d’appello bolognese, Giuliano Lucentini, che ha paragonato il premier al maiale Napoleon di Orwell, in merito al taglio delle ferie dei magistrati deciso per decreto. Il Ministro dell’Ambiente, presente in sala, ha lasciato la cerimonia.
Politica estera
Isis – Scaduto l’ultimatum, è arrivata con puntuale ferocia la decapitazione di uno dei due ostaggi giapponesi. L’annuncio è stato affidato proprio all’altro prigioniero, il giornalista Kenji Goto, per la cui liberazione ora i jihadisti chiedono la scarcerazione di Saijida al-Rishawi, detenuta in Giordania e condannata a morte dopo un fallito attentato kamikaze ad Amman. A Tokyo il Premier Abe continua a negare ogni cedimento alle richieste dell’Isis, anche se avrebbe parlato per via telefonica col re giordano Abdallah.
Ucraina – La strage nella città orientale di Mariupol, controllata dai governativi, ha definitivamente posto fine alla fragile tregua nel conflitto interno. Un massiccio attacco con missili Grad e Uragan ha colpito un mercato, due scuole e varie abitazioni, provocando la morte di almeno trenta persone. Varie fonti imputano la responsabilità della strage ai separatisti, che in mattinata avevano annunciato una larga offensiva in tutte le zone orientali interessate dai disordini; poi, forse anche in ragione delle dure reazioni internazionali- il Commissario Ue Mogherini richiamava il Cremlino a disarmare i ribelli- è iniziato il balletto delle accuse incrociate tra Kiev e i filoseparatisti, con un momentaneo silenzio delle armi.
Economia e Finanza
Grecia – Il Paese va oggi alle urne per una consultazione che tiene col fiato sospeso le Cancellerie di mezzo mondo. Syriza, partito euroscettico che ha più volte annunciato di voler abbandonare l’austerity imposta dalla troika e abbattere il debito pubblico da 320 mld che zavorra Atene, è infatti data al 30% dei consensi e a un passo dalla maggioranza assoluta, mentre i conservatori di Nuova Democrazia inseguono a distanza. Alexis Tsipras ha negato di recente ogni ipotesi di “Grexit” ma continua a provocare inquietudine a Berlino e nella Bce per le pressanti richieste di una “Conferenza di rinegoziazione del debito”, che porti a un sistema che alterni moratorie a pagamenti legati alla crescita del Pil.
Bce – Dopo il lancio di un imponente piano di Quantitative easing su cui ancora non si sono placate le polemiche- ancora oggi Weidmann (Buba) parla di ‘mossa grave’- Mario Draghi è tornato a parlare ai Governi dell’Eurozona, invitando a raddoppiare gli sforzi per le riforme, in modo da ridurre il debito attraverso la crescita e creare una genuina unione economica. Un convinto sostegno al Qe arriva dall’Italia, detentrice del debito più cospicuo in Europa e per cui gli acquisti di Btp potrebbero valere l’1,8% del Pil nel prossimo biennio, col Ministro Padoan che in un’intervista a Repubblica giudica le misure “molto positive, più di quanto chiunque si aspettasse”.