Quirinale 1 – Sergio Mattarella sembra avere la strada spianata verso il Colle. Ieri, Matteo Renzi davanti ai quasi 450 grandi elettori del Pd ha indicato il giudice costituzionale come candidato unico dei democratici. Il nome dell’ex ministro ricompatta il Pd che lo appoggia all’unanimità e ieri, durante la prima chiama, vota scheda bianca. Secondo il premier, l’elezione del nuovo capo dello Stato avverrà domani alla quarta votazione, che richiede la maggioranza assoluta e non più quella dei due terzi. Dopo la débâcle del 2013 e il naufragio della candidatura di Romano Prodi per opera di 101 franchi tiratori, episodio evocato da Renzi durante il discorso di fronte all’assemblea Pd, resta comunque la paura di possibili colpi bassi sia dagli avversari interni al partito del premier sia dalla compagine Berlusconi-Alfano.
Quirinale 2 – Il nome di Sergio Mattarella non piace al centrodestra: non piace ad Alfano, che sarà il primo ministro dell’Interno a non votare un capo dello Stato, e tantomeno a Berlusconi. Il responsabile del Viminale e i grandi elettori di Area popolare intendono mantenere il patto con l’ex Cavaliere sull’atteggiamento da tenere ma, assicura Alfano, il governo non cadrà. A vacillare è invece il patto del Nazareno: Berlusconi accusa Renzi di non aver mantenuto fede agli accordi. Da parte sua, Renzi risponde che l’intesa non ha nulla a che fare con l’elezione del nuovo presidente della Repubblica ma riguarda solo le riforme: e proprio su questo punto il leader di Forza Italia minaccia ritorsioni. Intanto, all’interno degli azzurri si inasprisce la critica della fronda capeggiata da Raffaele Fitto mentre i Cinquestelle accarezzano l’idea di puntare su Mattarella alla quarta votazione.
Politica estera
Grecia – Dopo le tensioni provocate dai primi passi del suo governo, Alexis Tsipras cerca di tranquillizzare creditori europei e mercati sulle sue intenzioni. La Grecia, assicura il premier, non vuole insistere nell’errore dell’austerità ma è pronta a trattare per arrivare a una soluzione europea e di reciproco beneficio. Parole pronunciate a margine dell’incontro con il presidente dell’Europarlamento Martin Shulz che, al termine dei colloqui, ha confermato le intenzioni di Tsipras. Il premier greco proseguirà oggi il dialogo con Jeroen Dijsselbloem, presidente dell’Eurogruppo, mentre il prossimo 3 febbraio sarà a Roma per incontrare Matteo Renzi.
Isis – Il braccio di ferro sullo scambio di prigionieri tra Stato Islamico e Giordania sembra sull’orlo del fallimento. Resta il disaccordo sull’inclusione nella trattativa del pilota giordano Moaz al- Kasasbeh. L’Isis voleva, entro il tramonto di ieri, uno scambio al confine tra Siria e Turchia fra il reporter giapponese Kenji Goto e la terrorista Sajida al-Rishawi, detenuta in Giordania. Ma l’ultimatum è trascorso senza esito perché Amman è disposta a liberare la kamikaze irachena solo in cambio del pilota, catturato dai miliziani del Califfo a fine dicembre. Ieri, il portavoce del re Abdallah è stato categorico: nessuna concessione allo Stato Islamico fino a quando non ci darà prove che il pilota è ancora in vita.
Economia e Finanza
Previsioni – La forza delle buone notizie convince anche il centro studi bolognese Prometeia, dopo Confindustria e Banca d’Italia, a rivedere verso l’alto le proprie stime per il 2015. Nell’ultimo rapporto, presentato ieri, si legge che non solo nell’arco di quest’anno la ripresa si consoliderà ma che l’aumento del Pil sarà pari, già a fine anno, a +1,3% rispetto all’ultimo trimestre del 2014. Il controshock petrolifero, la debolezza del cambio, il Qe di Mario Draghi: gli economisti sono convinti che sommando gli effetti benefici di questi elementi si possa registrare una spinta capace di portare il Paese fuori dal tunnel. Inoltre, sottolinea Prometeia, anche se il tasso di disoccupazione resterà fermo al 12,8%, il Jobs act è destinato a favorire il mercato del lavoro e a creare, nel 2015, ben 110 mila occupati in più.
Banche – Il Consiglio di vigilanza bancaria della Bce raccomanda a tutti gli istituti una politica di dividenti conservativa e un monitoraggio accurato sui bonus dei top manager del credito, e vieta del tutto la distribuzione di cedole alle 13 banche europee (di cui sono 4 italiane) che non hanno superato gli stress test di ottobre. La stessa vigilanza avverte che l’inosservanza della raccomandazione può avere conseguenze potenzialmente pesanti. Inoltre, l’organo presieduto da Danièle Nouy avvierà un’analisi approfondita delle politiche adottate dalle banche per la remunerazione variabile dei top manager, tenendo conto della situazione patrimoniale dei vari istituti.