Politica interna
Cdm – Convocato per oggi alle 12 a Palazzo Chigi il Consiglio dei ministri. All’ordine del giorno ci sono i primi decreti attuativi del Jobs act e il disegno di legge sulla concorrenza. Per quanto riguarda la riforma del lavoro, arriva l’ok definitivo al nuovo contratto a tutele crescenti, che entrerà in vigore il primo marzo. Inoltre, viene ridefinito il concetto di lavoro subordinato: no a nuove collaborazioni a progetto, e dal 1 gennaio 2016 saranno cancellati i co.co.pro. in corso per far rientrare questo tipo di collaborazioni nel contratto a tutele crescenti. Il ddl concorrenza limiterà il ricorso ai notai e introdurrà novità in ambito energia, trasporti e sanità. Rimandata la discussione sul pacchetto di misure fiscali: riforma del catasto, fatture elettroniche norme contro l’elusione delle multinazionali saranno esaminate in una riunione successiva.
I partiti – Berlusconi sta facendo di tutto per tenere insieme il suo partito e, contemporaneamente, il centrodestra. Il nucleo della spaccatura di Forza Italia è la questione Puglia: dopo il commissariamento della regione, ieri ci sono state clamorose dimissioni di massa di tutti i vertici forzisti, in polemica con il leader. Più in alto, il partito si sbriciola nello scontro ormai aperto tra i due capigruppo, Romani e Brunetta, dopo che quest’ultimo ha guidato i deputati sull’Aventino. Sul fronte delle intese in vista delle Regionali, Salvini non cede sul Veneto: in un’intervista a la Repubblica, il leader del Carroccio conferma che la Lega correrà da sola e che non ha nessuna intenzione di allearsi con Alfano. Anzi, il segretario leghista sta facendo raccogliere le firme per presentare anche in Campania una lista “Noi con Salvini”.
Politica estera
Libia – Matteo Renzi invia una lettera al presidente egiziano al Sisi per invitarlo a credere nei negoziati sulla Libia affidati all’inviato speciale dell’Onu Bernardino Leon. Inoltre, a marzo il premier volerà a Mosca per incontrare Vladimir Putin con l’obiettivo di includere la Russia nella coalizione anti Isis. Intanto, al Palazzo di Vetro continua il lavoro della diplomazia. Presto potrebbe essere votata la bozza di risoluzione giordano-egiziana che prevede, tra l’altro, un alleggerimento dell’embargo delle armi per il governo libico legittimo. Dallo Stato Islamico arriva una nuova minaccia all’Italia: il Califfato avrebbe creato un nuovo hashtag chiamato “stiamo arrivando a Roma”.
Crisi ucraina – Dopo la disfatta di Debaltsevo, il presidente Poroshenko lancia un ultimo disperato appello alla comunità internazionale chiedendo l’intervento dei Caschi Blu. I quattro leader di Minsk hanno ripreso il dialogo, ma le versioni sui risultati dei colloqui sono piuttosto discordanti. Ieri gli scontri si sono spostati verso il sud del Paese, a Mariupol, dove sono stati avvistati molti droni russi. Intanto, il ministro della Difesa inglese Michael Fallon ha rivelato che i caccia britannici hanno intercettato due bombardieri russi nei cieli della Cornovaglia. Fallon si è detto molto preoccupato e convinto che, come per l’Ucraina, Mosca rappresenti una minaccia reale anche per i Paesi Baltici.
Economia e Finanza
Grecia – Dopo una nottata convulsa di consultazioni telefoniche con il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, il governo greco ieri mattina ha chiesto una proroga di sei mesi del programma di aiuti, prendendo una serie di impegni come chiedevano i creditori europei. Il ministro delle Finanze tedesco Schäuble boccia le proposte di Atene, ma la posizione di Berlino non è compatta: Angela Merkel tiene aperto il negoziato e fa una lunga telefonata “costruttiva” con il premier greco Tsipras. In questo clima, oggi l’Eurogruppo si riunirà per decidere sul prolungamento dei finanziamenti che dovrebbero salvare Atene dalla bancarotta.
Dati e previsioni – Sono 2,5 milioni i neet italiani, i giovani che non vanno a scuola e non lavorano mentre una famiglia su quattro è in una situazione di disagio economico, che per il 12,4% si traduce in grave difficoltà. La fotografia scattata dall’Istat rappresenta sicuramente il presente del nostro Paese e, forse, anche il suo passato. Il rapporto di previsione dell’Ocse parla di un’Italia che ha finalmente imboccato la strada giusta, quella delle riforme, e che già quest’anno potrebbe crescere dello 0,6%, per arrivare a un +1,3% il prossimo anno. Secondo il segretario dell’Organizzazione, Angel Gurrìa, è il Jobs act la chiave per far ripartire il Paese.