Politica interna
Napolitano – Renzi: il presidente del Consiglio, accompagnato dal ministro delle Riforme Boschi, è salito a sorpresa al Quirinale, per un incontro con il presidente della Repubblica. Argomenti affrontati le riforme istituzionali, il cui percorso “va avanti con un ampio arco di forze politiche”, ha detto Renzi al termine dell’incontro, e la prospettiva della legislatura, che verrà portata alla scadenza naturale del 2018, senza alcuna tentazione di voto anticipato già in primavera. Nel corso del colloquio, durato circa un’ora, non è stato invece toccato il tema delle dimissioni di Napolitano, che il premier riserva per colloqui privati, durante i quali ha sempre spinto affinché il Capo dello Stato ritardi la data della fine del suo mandato oltre la scadenza del semestre europeo. Confermato il sostegno del presidente a tutto il programma riformatore, il suggerimento di Napolitano è quello di procedere senza strappi, che diventerebbero pericolosi in termini di tenuta della maggioranza e durata della legislatura.
Forza Italia: nessuna subalternità né al premier né al leader della Lega, “No ai Matteo” dunque. Partendo da questo punto fermo Raffaele Fitto ha affrontato ieri a muso duro il fondatore del partito Berlusconi, pronunciando in Ufficio di presidenza una durissima requisitoria, nella quale ha sottolineato la gravità della sconfitta elettorale alle recenti Regionali e denunciato un grave problema di organizzazione e di gestione nel partito. Più morbido Fitto si è mostrato sul Patto del Nazareno, nel quale però Forza Italia deve farsi valere e non accettare tutto quello che le viene imposto. Berlusconi, sulla difensiva, ha fatto una mezza marcia indietro, negando di aver mai affermato che Salvini sarà candidato del centro destra. Obiettivo del Cavaliere rimane quello di arrivare al momento dell’elezione del nuovo Capo dello Stato con un partito il più possibile compatto, che gli consenta di avere potere contrattuale significativo nella partita sulla successione di Napolitano.
Politica estera
Hong Kong: dopo sessanta giorni durante i quali i ragazzi del movimento democratico e la polizia si erano affrontati in una sfida di logoramento, con pochissimi episodi di violenza, la situazione sembra ora subire una drammatica accelerazione per la tradizione pacifica del territorio. Gli agenti sono andati all’attacco dei blocchi stradali controllati dai giovani manifestanti, ci sono stati scontri, manganellate, uso di spray urticanti e 148 arresti, fra i quali quello di Joshua Wong, diciottenne che guida l’organizzazione “Scholarism”, e di altri due giovani leader. Tra i feriti e i contusi anche una ventina di agenti. L’ordine di sgombero delle barricate è arrivato dalla magistratura indipendente di Hong Kong, sollecitata da un gruppo di tassisti esasperati; gli scontri corpo a corpo fra manifestanti e forze dell’ordine hanno lasciato il segno in una città non abituata alla violenza di piazza. La situazione del movimento appare ora precaria, sono emerse divisioni al suo interno, non c’è dialogo politico con le autorità, ci si chiede cosa accadrà nelle prossime ore.
America: si estendono in tutto il Paese le manifestazioni contro il verdetto del Grand Jury che non ha incriminato il poliziotto Darren Wilson per l’uccisione del diciottenne Michael Brown. L’intero gruppo parlamentare di colore, il “Congressional Black Caucus”, ha espresso incredulità per la decisione, chiedendo che l’inchiesta federale aperta dal dipartimento della Giustizia vada fino in fondo nell’accertamento della verità. Lo stesso Obama ha promesso un vasto intervento nel tessuto della società, per aprire un dialogo che possa portare alla costruzione di fiducia tra le varie parti e ad una legge giusta per tutti. Il presidente ha concordato sul fatto che la frustrazione è condivisa in molte comunità di colore, che sentono che la legge non è applicata nello stesso modo, ma ha anche condannato le violenze, sottolineando però che la maggior parte delle manifestazioni sono state pacifiche.
Economia e Finanza
Piano Juncker: con umori contrastanti il Parlamento europeo ha accolto il piano di investimenti da 300 miliardi di euro, presentato dalla Commissione per combattere i rischi di stagnazione. Molti deputati hanno espresso dubbi sulla proposta illustrata in aula dal presidente dell’esecutivo comunitario, tenuto conto del limitato capitale iniziale; la speranza di Bruxelles è che questo possa aumentare, grazie ad un roadshow che attiri anche fondi sovrani. Il pacchetto prevede la nascita di un Fondo europeo per gli investimenti strategici con una dotazione iniziale di 21 miliardi ma con l’obiettivo di creare prestiti ed investimenti con una leva finanziaria di 15 volte il capitale originario; ma queste cifre hanno sollevato la perplessità di non pochi europarlamentari. L’Assemblea è comunque chiamata a sostenere una iniziativa che l’Europa non può permettersi di trascurare; l’avvio è previsto entro la metà del prossimo anno, la durata dovrebbe essere di tre anni. Il successo del piano dipenderà dalla capacità dei Paesi membri di riformare le proprie economie, liberando nuove risorse e creando nuova domanda su cui possano attecchire nuovi investimenti.
Scuola: “La normativa italiana sui contratti di lavoro a tempo determinato nel settore della scuola è contraria al diritto dell’Unione; il rinnovo illimitato di tali contratti per soddisfare esigenze permanenti e durevoli delle scuole statali non è giustificato”. Questa la sentenza della Corte di giustizia europea sugli insegnanti precari in Italia, una condanna alla quale si potranno appellare i lavoratori della scuola, rivolgendosi ad un tribunale italiano per chiedere di essere assunti. Secondo i sindacati si tratta di 250mila precari, uno tsunami quantificabile per le casse dello Stato in 2 miliardi di danni. Ma secondo il ministero dell’Istruzione gli interessati non sarebbero più di 60mila, escludendo i casi prescritti e chi non ha insegnato per un tempo continuativo sufficiente. Esultano per la sentenza tutti i sindacati della scuola, che vedono nella decisione della Corte una carta in più per chiedere che il piano di assunzioni tenga conto anche degli arretrati.