Pd – Non si placano le tensioni nel Partito Democratico dopo lo scontro sulle riforme e l’accesa Assemblea di ieri a Roma. Matteo Renzi evita la rottura, ma avverte la minoranza Pd: “Basta diktat, non si può restare fermi nella palude a guardarsi l’ombelico. Pretendo lealtà”. E a chi evoca con nostalgia l’esperienza dell’Ulivo, Renzi risponde: “Si sono persi vent’anni di tempo senza aver realizzato le promesse della campagna elettorale. L’Ulivo non è un santino. Quella stagione fallì per le nostre divisioni e i nostri errori”. Il premier e segretario cerca di contenere lo scontro anche dopo l’attacco frontale dell’ex viceministro dell’Economia Fassina, ora uno dei leader della sinistra dem, che dal palco sbotta: “Se vuoi andare al voto dillo”. Insomma, il duello c’è stato ma contenuto e senza strappo finale. Il commento di Gianni Cuperlo, all’uscita dell’assemblea, fotografa la mancata resa dei conti: “Tanto tuonò che non piovve”.
Corsa al Colle – Mentre all’Assemblea del Pd si fanno scintille, Silvio Berlusconi movimenta la scena inserendo la partita del Quirinale nel patto del Nazareno. L’accordo “ha come conseguenza logica che non potrà essere eletto un capo dello Stato che a noi non sembri adeguato all’alta carica”, dice l’ex Cavaliere. Ma la bomba non fa nemmeno in tempo a cadere che arriva la replica di due big della segreteria Pd, Debora Serracchiani e Lorenzo Guerini. “Se la scelta del capo dello Stato è nel patto del Nazareno?”, dice la prima, “Assolutamente no”. Altrettanto netto l’altro vicesegretario: “Non è vero, non c’è nessun accordo nel patto del Nazareno che riguarda l’elezione del presidente della Repubblica. Quando sarà il momento costruiremo un percorso in Parlamento parlando con tutte le forze politiche, come abbiamo sempre detto”.
Politica estera
Turchia – Ieri la polizia anti-terrorismo ha portato a termine una vasta operazione in 13 città arrestando almeno 24 persone (ma i mandati di cattura sono 32). In particolare, sono stati presi di mira i giornalisti di Zaman, fra i giornali turchi più letti, quotidiano vicino all’acerrimo nemico del presidente turco Erdogan, il teologo musulmano Fethullah Gülen, che dal 1999 vive in esilio volontario negli Stati Uniti. Ieri mattina all’alba è scattata la retata per colpire gli uomini del predicatore, accusato dall’Akp, il partito filoislamico al governo dal 2002, di aver creato una sorta di Stato parallelo per rovesciare l’esecutivo. Per tutti l’accusa è di “aver messo in piedi un gruppo terrorista”. Gli Usa la definiscono una grave violazione, mentre Federica Mogherini, Alto Rappresentante per la politica estera Ue, in una nota ha giudicato gli arresti “contro i valori europei”.
Giappone – Arriva la fiducia al primo ministro Shinzo Abe e alla sua Abenomics. La scelta del voto anticipato è stata vincente: la sua “supermaggioranza” si è ancora rafforzata e il premier avrà fino al 2018 per provare a rilanciare l’economia. Abe ha vinto la sua scommessa personale, blindando la maggioranza dei due terzi dei seggi alla Camera alta. Il premier non sarà costretto a dimettersi, come promesso in caso di sconfitta, ma il vero vincitore delle elezioni è il partito dell’astensionismo, che ha battuto ogni record. Solo il 52,4% dei giapponesi si è recato alle urne: quasi la metà degli elettori non ha condiviso la scelta di Abe di riportare il Paese al voto per la terza volta in cinque anni.
Economia e Finanza
Legge di Stabilità – C’è una “pioggia” di micro finanziamenti e misure ad hoc iper settoriali nel pacchetto di emendamenti che il governo ha presentato alla legge e che il Senato comincerà a vagliare oggi. Ci sono grandi temi come le tasse sulla casa e il canone Rai, e micro-misure che rispondono ai desiderata dei ministeri. Arrivano 130 milioni in 4 anni per l’edilizia scolastica, 15 milioni vanno alla Fabbrica del Duomo per la manutenzione straordinaria in occasione dell’Expo, 15 milioni l’anno per quindici anni per avviare i lavori sulla linea ferroviaria Andora-Finale Ligure devastata dall’alluvione. Ma nelle oltre 170 pagine di proposte di modifica ci sono alcune novità che scatenano polemiche. Tra queste, le misure per semplificare le infrastrutture energetiche “cucite” sul progetto Tempa Rossa dell’Eni e il rincaro dell’Iva sul pellet.
Mercati – Fiato sospeso dei mercati che riaprono oggi dopo il voto in Giappone e dopo le parole di venerdì del presidente della Bundesbank, Weidmann. Ma c’è attesa anche dopo le dichiarazioni del ministro dell’Energia degli Emirati Arabi Uniti, Suhail Al-Mazrouei: “Non cambieremo opinione perché i prezzi vanno a 60 o 40 dollari”, ha detto escludendo riunioni di emergenza dell’Opec. Un primo assaggio della reazione dei mercati è arrivata dai listini del Golfo. Dopo due giorni di chiusura, Dubai è crollata del 7,6% e Abu Dhabi ha lasciato sul terreno il 3,6%. In settimana, la pubblicazione degli indici Pmi e dell’indice Zew, sulla fiducia delle imprese per la Germania. E mercoledì, occhi puntati sulla riunione della Fed.