Politica interna
Regionali – Il dato più significativo delle ultime Regionali è la scarsa affluenza degli elettori. Alla chiusura del voto, alle 23, i non votanti superano la metà degli aventi diritto. Il Pd si attesta al 44,53% in Emilia-Romagna e al 23,84% in Calabria. In attesa del responso finale, lo scontro si è acceso proprio sulla voltata di spalle degli elettori. Con l’opposizione, interna ed esterna alla maggioranza, pronta a dare la colpa a Matteo Renzi. Duro l’attacco del dissidente Pd, Pippo Civati: “I primi dati dell’affluenza sono disarmanti. Domani forse sarà più chiaro che la governabilità come unica stella, senza rappresentanza, non è solo un problema ma un vero e proprio pericolo”. A spingere gli elettori all’astensionismo ha certamente influito la questione giudiziaria in Emilia, che ha coinvolto il governatore Pd Vasco Errani (condannato in Appello per falso) e la grana dei rimborsi spese dei gruppi consiliari della Regione. Una disaffezione alle urne che ha coinvolto anche la Calabria, scossa da inchieste che hanno decapitato i vertici amministrativi di centrodestra.
Jobs act – Il Jobs act dovrebbe completare mercoledì il percorso alla Camera per poi tornare per la lettura finale al Senato il 3 dicembre. Intanto già si parla della fase successiva: la scrittura dei decreti attuativi, primo fra tutti quello sul contratto a tutele crescenti. Punto caldo i casi nei quali, dopo un licenziamento disciplinare, sarà previsto il reintegro. Divisi Ncd e sinistra Pd, con il primo che contempla il reintegro solo in caso di licenziamento “infamante” e i secondi che auspicano una casistica più ampia da esemplificare con chiarezza. Quanto al licenziamento per procedimento disciplinare non reintegrabile, secondo indiscrezioni, sarà possibile solo un indennizzo risarcitorio, soltanto sotto forma di detassazione. Per il momento si procede a carte coperte, in modo da evitare che eventuali indiscrezioni ostacolino la riforma in dirittura d’arrivo. I malumori della minoranza Pd rischiano di esplodere nel caso in cui il governo ponga la fiducia, ma il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi si dice fiduciosa: “Non c’è alcun rischio di scissione”, con o senza fiducia.
Rai – Questa mattina si riuniranno i vertici del Pd per decidere come e dove incardinare il disegno di legge sulla riforma della Rai. L’obiettivo è realizzare entro dicembre un ddl legislativo. Parallelamente si svolgerà un cda in Viale Mazzini, con all’ordine del giorno, tra l’altro, le vicedirezioni di Rai Sport. In serata poi tutto il consiglio sarà ascoltato in Commissione di Vigilanza Rai. Al vertice del Pd si punta a rivedere la natura dell’azienda, per eliminare i lacci legati all’equiparazione a un ente pubblico. Si vorrebbe creare un amministratore delegato in grado di garantire una gestione competitiva e un cda con meno membri rispetto a oggi e funzioni ridotte. I componenti dovrebbero essere indicati da un soggetto esterno, per garantire indipendenza dalla politica, ed eletti dal Parlamento.
Forza Italia – La vecchia guardia di Forza Italia teme di essere scalzata dalla voglia di rottamazione di Silvio Berlusconi, che sabato ha selezionato un centinaio di giovani ai quali ha fatto promesse importanti: “Voi siete il futuro di Fi, sarete in prima linea”. Il malumore tra le fila del partito è tangibile. Quasi un addio quello dell’ex tesoriere Pdl, il deputato Maurizio Bianconi: “Tredici milioni di italiani credevano in Forza Italia, ora sono rimasti due-tre milioni: Berlusconi” … “fondi un altro partito e lasci questa vecchia guardia che sarà in grado di mettere in atto il riscatto politico del centrodestra”.
Politica estera
Iran – Vienna. L’accordo tra Iran e i “5+1” (Stati Uniti, Russia, Cina, Gran Bretagna, Francia e Germania) per limitare il programma nucleare iraniano in cambio dello smantellamento delle sanzioni a Teheran sembrava a portata di mano, ma a poche ore dalla scadenza odierna i nodi ancora irrisolti sembrano aver convinto le parti a contemplare un nuovo prolungamento della trattativa. La distanza più grande rimane sul numero di centrifughe per arricchire l’uranio che Teheran è pronta a dismettere e sul calendario di smantellamento delle sanzioni, che l’Iran vorrebbe eliminare tutte e subito, mentre gli occidentali vogliono ridurre passo dopo passo.
Afghanistan – Ieri un kamikaze imbottito di esplosivo si è mischiato alla folla di spettatori arrivati nella regione di Paktika per assistere a un torneo di pallavolo. Secondo fonti locali l’esplosione avrebbe causato la morte di 50 persone e ne avrebbe ferite oltre 60. Non ci sarebbero state rivendicazioni, ma tutti i commentatori concordano nell’accusare i talebani e i gruppi loro alleati operanti sia in Afghanistan che nelle Zone Tribali pachistane. La spiegazione della strage va ricercata nell’intensificarsi dell’offensiva talebana contro il governo di unità nazionale diretto dal neopresidente Ashraf Ghani all’ombra del graduale ritiro delle truppe Nato.
Economia e finanza
Banche – Il ministero dell’Economia e delle Finanze pubblica sul suo sito la sesta e ultima puntata di “Orgoglio e pregiudizio” dal titolo: “Aiuti di Stato alle banche”. L’attacco alla Germania è palese: i dati Eurostat infatti “mostrano come nel periodo della crisi economica (2007-2013) i sistemi bancari e finanziari nazionali di 17 Paesi dell’area euro abbiano ricevuto aiuti dai governi nazionali con importi molto differenti. Le banche italiane hanno ottenuto sostegni dal governo per circa 4 miliardi di euro, a fronte dei 250 miliardi percepiti da quelle tedesche e dei 165 miliardi di quelle britanniche” … “L’intervento italiano corrisponde quindi a poco meno dell’1% degli aiuti di Stato. E il 75% di questo sostegno è già stato restituito alle casse pubbliche”.
Ue – Nei prossimi quattro mesi l’Italia sarà monitorata attentamente dalla Commissione Ue, che in questi giorni sta chiudendo il “Pacchetto Economia” e le pagelle per le Leggi di stabilità giunte in ottobre dalle capitali. Un verdetto positivo viene dato per scontato e venerdì Bruxelles non chiederà a Roma di correggere la manovra. Il governo guadagna tempo, fanno notare le fonti, “ma non ha più possibilità di sbagliare un solo colpo”. Il momento aiuta, con la congiuntura continentale malata e le tensioni politiche che gonfiano l’ondata euroscettica. Più complicata la situazione della Francia: la manovra di Parigi deve ancora essere approvata dal collegio dei commissari che chiederà impegni molto concreti e gravosi a Parigi in cambio dell’ok ai conti.