Politica interna
Quirinale – Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano si è dimesso e ha lasciato il Quirinale dopo quasi nove anni. Napolitano, che compirà 90 anni a giugno, è stato il primo presidente eletto per due mandati nella storia della Repubblica italiana. In attesa dell’elezione del successore (il primo voto delle Camere in seduta comune sarà il 29 gennaio) gli subentra, nel ruolo di supplente, il presidente del Senato, Pietro Grasso. Tra i nomi dei possibili successori, spunta anche quello di Ignazio Visco, governatore della Banca d’Italia, che sarebbe la “carta coperta” di Matteo Renzi. Il premier, che ha ringraziato Napolitano per il lavoro svolto, ha dichiarato che il nuovo capo dello Stato potrebbe essere eletto già a fine mese, e ha avvertito Silvio Berlusconi: se mette veri, ce lo eleggiamo da soli. Da parte sua, l’ex Cavaliere ha detto di essere fedele al patto del Nazareno ma che, per avere il sì di Forza Italia, ci vuole un presidente che sia garante di tutti.
Riforma del lavoro – Il Jobs act non si applicherà agli statali. A mettere la parola fine a qualsiasi ipotesi di estensione al pubblico impiego del nuovo articolo 18 modificato dalla riforma, è Marianna Madia. Il ministro della Funzione pubblica ha spiegato che per gli statali ci deve sempre essere la possibilità di reintegro in caso di licenziamento illegittimo, anche perché si licenzia con i soldi di tutti. Sarà però più facile licenziare per motivi disciplinari: su questo tema è probabile che già oggi il governo depositi una proposta di emendamento per semplificare le procedure già previste dalla legge Brunetta.
Politica estera
Allarme terrorismo – L’attacco al settimanale satirico Charlie Hebdo è stato messo a segno su ordine del leader di al Qaeda, Ayman al Zawahiri. La filiale yemenita dell’organizzazione terroristica si attribuisce la strage di giornalisti in un video diffuso su YouTube. Il presidente François Hollande chiede di non abbassare la guardia e gli inquirenti francesi fanno un passo avanti: identificato il complice dei fratelli Kouachi e di Amedy Coulibaly, forse già fuggito in Siria. Intanto il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza, lancia l’allarme: una decina dei 53 foreign fighters sarebbero tornati in Italia per compiere attacchi terroristici.
Usa – Hillary Clinton prepara la squadra per puntare alla Casa Bianca: il consigliere di Obama John Podesta sarà il super consulente della ex First Lady, di fatto a capo della sua campagna elettorale. Ma Hillary sembra aver messo a segno un altro colpo assumendo la responsabile del marketing della Coca Cola, Wendy Clark, con una mossa volta ad attirare gli elettori più giovani.
Economia e Finanza
Legge di Stabilità – Per poter ottenere uno sconto sull’entità del risanamento necessario, e assicurarsi così una piena promozione della Legge di Stabilità del 2015, entro febbraio il Tesoro dovrà inviare a Bruxelles un nuovo e corposo pacchetto di informazioni su crescita, bilancio e riforme. Nel 2015 l’Italia potrebbe ambire a una frenata di 0,25 punti contro gli 0,5 richiesti dai Trattati. Una soglia inferiore allo 0,3 al quale il governo si era impegnato. Dal 2016, la riduzione del divario fra crescita effettiva e crescita potenziale riporterà Roma nella normalità e il nostro Paese sarà obbligato a un aggiustamento strutturale di mezzo punto l’anno di prodotto. Considerando che il deficit dovrà restare sotto il 3%, significa che i margini per il Tesoro saranno nuovamente stretti.
Quantitative easing – La Corte di giustizia europea spiana la strada al piano anti-crisi della Bce: l’avvocatura generale ha chiarito che l’acquisto di bond, se vengono rispettate determinate condizioni, non viola i Trattati. Il Qe, l’acquisto massiccio di titoli di Stato, debito sovrano incluso, attraverso il programma Omt (Outright monetary transactions, transazioni monetarie dirette) che la Bce prepara da mesi e che potrebbe essere votato già giovedì prossimo, rientra nel mandato di politica monetaria della Banca centrale europea. Proprio il presidente della Bce Mario Draghi spiega, dalle colonne del settimanale tedesco Die Zeit, perché accompagnare la crescita con una politica monetaria espansiva, anche con il ricorso a mezzi non convenzionali.