Napolitano a Napoli
Politica interna
 
Riforme – Il governo è stato battuto ieri in commissione Affari Costituzionali alla Camera: i frondisti di Pd e Forza Italia hanno approvato, insieme con M5S e Lega, un emendamento al Ddl di riforma del Senato che elimina i senatori a vita nominati dal Quirinale. Il voto, ennesima conferma della lotta contro il patto del Nazareno, ha scatenato la reazione del premier: “Credono di mandarci sotto per far vedere che esistono, anche a costo di votare per Grillo e Salvini, non vale la pena di arrabbiarsi, andiamo avanti, c’è un Paese da cambiare”. I renziani parlano di “agguato studiato a tavolino” e l’aria di voto anticipato torna a farsi sentire. “Se falliamo noi arriva la Troika”, commenta il presidente del Consiglio e, in caso di elezioni anticipate, si va alle urne col Mattarellum. Due parole che dovrebbero bastare a calmare gli animi più agitati, da una parte e dall’altra.
 
Napolitano – In Italia è in atto una crisi che segna un grave decadimento della politica, contribuendo ad allontanare i giovani: è la denuncia di Giorgio Napolitano, che invita a colpire con fermezza le infiltrazioni criminali. Bisogna reagire all’antipolitica, che il capo dello Stato definisce “una patologia eversiva”: in Parlamento “negli ultimi due anni sono apparsi metodi e atti di rifiuto di ogni regola”. Sullo sfondo del monito di Napolitano ci sono gli scandali dell’inchiesta Mafia Capitale, emblema di una più generale drastica caduta dell’etica pubblica. Alle dure parole del presidente della Repubblica risponde Beppe Grillo che, anche se non direttamente nominato, si sente chiamato in causa: “Napolitano deve stare molto attento, rischia che lo denunciamo per vilipendio del Movimento”.
 
 
Politica estera
 
Cisgiordania – Il ministro dell’Anp Ziad Abu Ein è morto nel villaggio di Turmus Aya, stroncato da un infarto dopo una colluttazione con i militari israeliani. Il ministro, incaricato di ostacolare “Insediamenti e Annessioni”, insieme a duecento contadini voleva piantare degli ulivi in quella terra confiscata agli agricoltori palestinesi per consentire l’ampliamento dell’insediamento colonico di Adei Ad. La dinamica della sua morte resta controversa. La reazione del presidente palestinese Abu Mazen è furente, parla di “morte causata dalle brutalità dei soldati”, dichiara tre giorni di lutto nazionale e avverte: “Ogni reazione è possibile”. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha definito la vicenda “un incidente”, invita i palestinesi a mantenere la calma e promette l’apertura di un’inchiesta.
 
Usa – Dopo la pubblicazione del rapporto del Senato americano sulle torture perpetrate dalla Cia, il presidente Barack Obama rischia un duro scontro istituzionale. Cia e repubblicani sono furiosi con lui ma i “liberal”, che giudicano tardiva e blanda la sua condanna della tortura, sostengono che la Casa Bianca ha solo smesso di frenare il Senato, come ha fatto per quasi cinque anni. Il presidente si trova tra due fuochi: da una parte, Obama vuole prendere le distanze dalle pratiche di tortura, ma dall’altra non vuole alienarsi gli uomini dell’intelligence che devono ancora proteggere gli Usa dai terroristi.
 
                                                         
Economia e Finanza
 
Mercati – Ancora effetto-Grecia sui mercati: le Borse nervose per i rischi del voto anticipato chiudono in calo (Milano -0,89%). Bene l’asta dei BoT a 12 mesi ma i tassi risalgono allo 0,418%, mentre lo spread sui decennali sale a 137 punti. Tensioni anche per il petrolio, sceso ai minimi da 5 anni. A pesare sui mercati c’è, da un lato, lo spauracchio della crisi politica greca: secondo i sondaggi, in caso di elezioni anticipate, il governo potrebbe andare al partito di Tsipras che ha giurato di fare carta straccia dei patti firmati con la Troika e dell’austerità. Dall’altro, lo scivolone del petrolio, su cui ha influito prima di tutto il taglio delle stime sul 2015 per la domanda di barile dell’Opec.
 
Conti pubblici – “Riforme o le conseguenze saranno spiacevoli”. Nuovo monito nei confronti di Italia e Francia dopo quello della cancelliera tedesca Angela Merkel. Il richiamo viene stavolta dal presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker: “Dobbiamo fidarci degli italiani e dei francesi – ha detto rivolgendosi ai tedeschi – poi a marzo vedremo come sono andati”. La promessa è che la sua Commissione interverrà severamente contro Roma e Parigi “se alle parole non seguono i fatti”. Pronta risposta del ministro dell’Economia Padoan: “Le riforme le facciamo perché servono a noi e non perché ce lo dicono gli altri”.