copertinaPolitica interna
                       
Scioperi – Un milione e mezzo di persone in piazza, cortei in più di 50 città italiane, da Trieste a Siracusa: lo sciopero generale di Cgil e Uil fa il pieno contro la legge di Stabilità, il Jobs act e la riforma della Pubblica amministrazione. A protestare sono disoccupati, lavoratori, precari, studenti e dipendenti pubblici. L’adesione per i sindacati va oltre il 60%: “Una giornata straordinaria”. “Non abbiamo mai pensato di sostituirci al Parlamento ma sommessamente possiamo dire che di dilettanti allo sbaraglio ne abbiamo visti troppi e ci sono già bastati”, dice la leader Cgil Susanna Camusso chiudendo la manifestazione di Torino. “Lo sciopero? Reazioni che non mi sorprendono”, commenta il ministro dell’Economia Padoan che, in un’intervista al quotidiano La Stampa, fa una panoramica sulla situazione Italia–Europa. “Una parte dei sindacati percepisce che stavolta cambierà veramente il mercato del lavoro. Non abbiamo paura della piazza, sulle riforme andremo avanti”.
 
Anticorruzione – Arriva il pacchetto contro la corruzione varato dal governo, mentre Roma vive i giorni più duri dello scandalo. La pena minima passa da 4 a 6 anni e da 8 a 10 la massima, i corrotti dovranno restituire tutto quanto abbiano rubato, la confisca dei beni nei loro confronti sarà più semplice, anche per quanto riguarda eventuali eredi. Si allungano i termini per la prescrizione. Non passano gli sconti per chi collabora e manca, nel testo di legge, l’inasprimento per la concussione. Per il premier Renzi il messaggio è chiaro: “Cari corrotti, non solo vi becchiamo, ma non vi consentiamo di svignarvela con i soldi”.
 
 
Politica estera
 
Usa – Il Congresso approva la “finanziaria” ma l’ala liberal è in rivolta. Il presidente Obama ha evitato una nuova paralisi dello Stato ma ha spaccato in due il suo partito, conferendo di fatto alla senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren il ruolo di leader dei liberal e di possibile candidata alle presidenziali del 2016. Il motivo di questa rivolta sta soprattutto in due provvedimenti che i repubblicani sono riusciti a infilare nel testo. Il primo attenua l’obbligo per le banche di trasferire, in caso di problemi, le operazioni più pericolose sui derivati ad affiliate che non beneficiano di aiuti federali. Il secondo aumenta i finanziamenti elettorali che ogni cittadino può dare ai partiti, da 129000 a 777000 dollari. La Warren definisce la “finanziaria” un regalo a ricchi e potenti e Obama nicchia: “La legge è un compromesso. Alcune parti non mi piacciono ma era più importante evitare lo shutdown”.
 
Perù – Va ai tempi supplementari il negoziato sulla lotta contro il riscaldamento globale dell’atmosfera alla Conferenza sul clima. Ieri, alla conclusione dei lavori, l’accordo tra i 196 Paesi Onu era in alto mare. Ancora aperte le questioni grosse: dalla ripartizione dei tagli delle emissioni di CO2 alla gestione del fondo da 100 miliardi di dollari per aiutare i Paesi più poveri a ridurre le loro emissioni di gas-serra. Si sperava che altri Stati emergenti seguissero l’esempio della Cina, primo Paese in via di sviluppo che ha accettato l’idea di tagliare le emissioni, a cominciare dall’India, terzo inquinatore mondiale. Ma, per ora, è un nulla di fatto. I negoziatori non vogliono far fallire la conferenza: oggi si continuerà a trattare nella speranza di trovare un accordo vero e non un documento-ponte che rinvii i problemi alla conferenza dell’anno prossimo.
 
                                                         
Economia e Finanza
 
Mercati europei – Il crollo del petrolio affossa le Borse. Il prezzo dell’oro nero scende senza freni, dopo il nuovo taglio sulle stime della domanda, e chiude a 58 dollari al barile, minimo dal 2009. In Europa è un venerdì nerissimo, e i mercati bruciano 236 miliardi di capitalizzazione. Milano (-3,13%) è la peggiore ma vanno giù anche Parigi, Francoforte, Madrid e Londra. Atene, dopo una settimana terribile, riesce a contenere le perdite. I timori sulla situazione greca hanno condizionato il mercato dei titoli sovrani, dove si registra una corsa al Bund. I bond periferici “tengono” nell’ipotesi di un Qe mentre si impennano i tassi dei tioli ellenici. Il differenziale BTp/Bund risale a 143 punti.
 
Quantitative easing – “Caro Draghi, è sbagliato acquistare titoli di Stato, è un invito a indebitarsi, l’Italia sia responsabile”. Jens Weidmann, capo della Bundesbank, dalle pagine de la Repubblica lancia la sua sfida al piano del presidente della Bce. “L’acquisto di titoli sovrani nell’eurozona va giudicato diversamente che in altre aree monetarie”, spiega Weidmann. “In Europa abbiamo una politica monetaria comune ma con 18 Stati, politiche finanziarie indipendenti e rating sui debiti sovrani ben diversi, e in questo caso si può creare un incentivo a indebitarsi di più scaricando le conseguenze sugli altri”. E a proposito delle mosse italiane, il presidente della Banca centrale tedesca dice: “Il governo sa cosa deve essere fatto, e giustamente ha preso iniziative; a fronte dell’alto debito, il consolidamento del bilancio è importantissimo”.