Politica interna
Trattativa Stato-mafia: tre ore di testimonianza ieri mattina al Quirinale per Giorgio Napolitano, che ha risposto, quale teste, alle domande di magistrati e legali del processo sulla presunta trattativa Stato-mafia. Il Capo dello Stato ha riferito di non essere mai venuto a conoscenza di contatti tra apparati dello Stato e Cosa nostra per fermare le stragi, sottolineando che gli “indicibili accordi” dei quali gli parlò il suo consigliere giuridico D’Ambrosio in una lettera erano “mera ipotesi priva di basi oggettive”. Una nota del Quirinale diffusa al termine dell’audizione evidenzia come il presidente abbia risposto a tutte le domande poste ed anche ad alcune non ammesse dalla Corte, ed auspica che la trascrizione venga al più presto messa a disposizione dalla Cancelleria della Corte. Soddisfazione anche da parte dei magistrati che hanno apprezzato la grande collaborazione del Capo dello Stato. Tutti i gruppi parlamentari hanno elogiato la trasparenza ed il rispetto delle istituzioni di Napolitano, gli unici attacchi sono arrivati dal M5S i cui membri della commissione Antimafia hanno scritto di “una deposizione che incrementa dubbi”.
Nomina Ministro degli Esteri: alla Farnesina sanno solo che Mogherini potrebbe dimettersi già stasera, o al massimo domani, mentre a Palazzo Chigi confermano che esiste una rosa di nomi ma la decisione non è ancora stata presa e potrebbe slittare ancora di qualche giorno; il nome dovrebbe comunque arrivare entro il fine settimana. La novità di ieri è stata l’ingresso a sorpresa nel toto nomi di Luca Cordero di Montezemolo, ipotesi che si aggiunge alle tante circolate in queste ore, dal viceministro Lapo Pistelli a Marina Sereni, poi la giovane deputata del Pd Lia Quartapelle, o il capo del personale della Farnesina Elisabetta Belloni. Tra gli outsider Simona Bonafé e Alessia Mosca, come anche l’attuale sottosegretario agli affari europei Gozi. Altra candidatura di cui si è parlato poco è quella di Marta Dassù, molto stimata da Giorgio Napolitano. Tutto fa pensare che la sostituzione sarà secca, senza provocare la necessità di un rimpasto, uno dei punti di riferimento per Renzi potrebbe essere il rispetto della parità di genere del governo.
Corte Costituzionale: alla fine Luciano Violante ha deciso di fare un passo indietro, dopo che la sua candidatura è stata respinta per 20 volte dal voto dell’Aula. L’ex presidente della Camera ha inviato un’appassionata lettera ai parlamentari, scrivendo che “è necessario fermare una deriva che offende l’autorevolezza delle istituzioni e la dignità delle persone” ed invitandoli “a scegliere altra personalità ritenuta più idonea ad ottenere il consenso necessario”. Per l’elezione dei due giudici costituzionali e per il membro laico del Csm tutto rinviato dunque ad una data ancora da decidere, ieri alcuni parlamentari Pd hanno chiesto a Laura Boldrini che venisse rinviata la votazione in programma per giovedì alle 13, e la richiesta è stata accordata. Ora c’è chi profetizza che il “dopo Violante” sarà ancora più in salita rispetto all’impasse visto finora.
Politica estera
Immigrazione: la Gran Bretagna decide di sospendere le operazioni di soccorso che forniva, in sostegno a quelle italiane, insieme ad altri paesi europei, perché salvare i migranti che affogano in mezzo al Mediterraneo costituisce un incoraggiamento ad altri disperati a tentare il viaggio per mare. La politica annunciata ieri dal premier Cameron ha scatenato un’ondata di critiche da parte delle associazioni umanitarie ed anche all’interno della stessa coalizione di maggioranza britannica. Da Amnesty International sino al partito liberal-democratico la decisione è stata definita cinica ed immorale, ma per ora Londra difende la sua scelta dietro la quale si intravede, secondo i commentatori, la paura di Cameron di perdere le elezioni di primavera prossima proprio sulla questione dell’immigrazione.
America: il 4 novembre si vota per le elezioni legislative di mid term, cioè si rinnova l’intera Camera dei deputati, un terzo del Senato più una serie di governatori in scadenza. Le ultime previsioni indicano che il partito di Obama potrebbe perdere dai cinque ai dieci seggi alla Camera, consolidando quella maggioranza repubblicana che dura dal novembre 2010. Ancora più grave lo scenario che riguarda il Senato, finora in mano ai democratici ma che tra una settimana potrebbe dire loro addio: basta che la destra conquisti sei senatori e sarebbe fatta. Secondo l’ultimo sondaggio del Washington Post con Abc il 68% degli americani è convinto che l’economia vada male e che la nazione sia su una strada seriamente sbagliata, solo il 28% pensa che le cose stiano migliorando. Un’atmosfera negativa avvolge la figura del presidente Obama e si ripercuote sul suo partito indebolendone molti candidati.
Economia e Finanza
Legge di stabilità: l’Italia supera l’esame preliminare della Commissione europea sul documento programmatico di bilancio 2015, evitando la procedura d’infrazione. Lo ha comunicato ieri sera il commissario agli affari economici Katainen, spiegando che nessuno dei Paesi cui erano state chieste ulteriori spiegazioni oltre all’Italia, cioè Francia, Austria, Slovenia e Malta, presenta “non conformità particolarmente gravi che obbligherebbero all’adozione di un parere negativo in questa fase del processo”. Ottimista il commento del ministro Padoan che ha parlato di “Europa sulla strada della crescita e della creazione di nuova occupazione”. Ma gli esami non sono finiti ed ora sulla nostra legge di bilancio si dovrà esprimere la nuova Commissione Ue che si insedia a novembre; “la procedura d’infrazione non è ancora scongiurata” ha detto al Parlamento il ministro dell’Economia.
Svimez: desertificazione umana e industriale, ecco come il rapporto sull’economia del Mezzogiorno descrive il Sud del XXI secolo. La recessione dura dal 2008, nel solo 2013 si sono persi 282mila posti di lavoro, ogni anno l’equivalente di un’intera città emigra, l’anno scorso i nati hanno toccato il minimo storico, il valore più basso dal 1861, ed il saldo demografico è stato negativo, cosa che era successa solo nel 1867 e nel 1918, dopo la Grande Guerra. Secondo lo Svimez siamo alla vigilia di “uno stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili, destinato a perdere 4,2 milioni di abitanti nei prossimi 50 anni, arrivando così a pesare per il 27% sul territorio nazionale a fronte dell’attuale 34,3%”. Dal governo il ministro per gli Affari Regionali Maria Carmela Lanzetta chiede un’inversione di rotta, “meno assistenzialismo e maggiore determinazione”, e migliore uso dei fondi europei perché “senza il Sud l’Italia non riparte”.