Politica interna
Scioperi – L’Italia che non vuole il Jobs act e la legge di stabilità e che aderisce alla protesta Cgil e Uil oggi, dalle 9 alle 17, incrocia la braccia contro il governo Renzi. Settore pubblico e privato, uffici e fabbriche: tutto fermo. Stop anche per i ferrovieri visto che il ministro Lupi ieri sera ha revocato la precettazione decisa mercoledì. Un atto che era stato definito “gravissimo” dalla leader Cgil Susanna Camusso. A facilitare il dialogo tra ministro e sindacati è arrivato da Ankara l’intervento del premier Renzi che, rivolto a Lupi, ha detto: “Lo sciopero è legittimo, è un momento di alta protesta al quale dobbiamo avvicinarci con profondo rispetto, un diritto che va garantito”.
Piano anticorruzione – Sul testo che oggi arriverà a Palazzo Chigi, con un giorno di ritardo rispetto alla tabella di marcia del presidente del Consiglio, pesano le forti perplessità del Nuovo centro destra. Da un lato aumentano le pene per tutti i reati di corruzione, dall’altro aumenta fortemente la prescrizione. Il patteggiamento è ammesso solo se si restituiscono i soldi e viene ammesso il delitto. I beni del corrotto vengono confiscati. Che invece collabora con la giustizia e aiuta a sequestrare il “malloppo” si vedrà la pena “diminuita da un terzo alla metà”. Il nodo del contendere tra Pd e Ncd è proprio sui tempi della prescrizione, come ha sottolineato lo stesso Angelino Alfano: “Se ci sono giudici lumaca, non possono scaricare sul cittadino indagato la loro lentezza”.
Politica estera
Hong Kong – È durata 74 giorni la lotta degli studenti democratici di Hong Kong per scegliere liberamente i candidati alla carica di governatore: ieri le barricate degli ultimi manifestanti di Occupy Central, erette nel distretto finanziario di Admirality, sono state smantellate dalle forze dell’ordine. Non c’è stata la temuta repressione violenta della polizia ma gli agenti hanno arrestato duecento attivisti e politici del fronte democratico, rimasti fino all’ultimo a manifestare il dissenso pacifico scandendo: “Torneremo”. Il movimento studentesco si batte perché i candidati alle elezioni del 2017 possano essere nominati dalla gente e non selezionati da Pechino che li vuole “amanti dello Stato cinese”.
Giappone – Domenica è previsto il voto anticipato per rinnovare i 475 deputati della Camera bassa sciolta a novembre. Per il presidente Shinzo Abe “è la versione contemporanea del harakiri dei samurai”, dice il decano degli architetti Fumihiko Maki, “se ce la fai bene, altrimenti è un suicidio”. Il premier ha trasformato il voto in una sorta di referendum sull’”Abenomics”, la sua politica economica ultra-espansiva per rilanciare la crescita e l’inflazione al 2%. Considerando che il debito pubblico è al 241%, la recessione nell’ultimo trimestre ha toccato quota 1,9% e con la deflazione dietro l’angolo, se il premier perderà sarà una catastrofe.
Economia e Finanza
Asta Bce – La seconda asta Tltro si è chiusa con una richiesta delle banche Ue di 130 miliardi: nel complesso, tra settembre e ieri gli istituti hanno raccolto poco più della metà dei 400 miliardi a disposizione. Ieri la domanda più alta è arrivata dalle banche italiane (quasi 29 miliardi di euro, un quinto della somma complessiva). L’esito deludente dell’asta avvicina la prospettiva di manovre di stimolo monetario ancora più incisive della Bce. La cifra non è tale da far fare passi avanti verso l’obiettivo fissato dal Consiglio direttivo di immettere liquidità nel sistema per mille miliardi. Per questo già il 22 gennaio il presidente Mario Draghi potrebbe annunciare un “Quantitative easing” con l’acquisto di titoli di Stato.
Legge di stabilità – Il governo, sotto stretta sorveglianza dell’Europa, riduce al minimo indispensabile il suo intervento sulla legge di Stabilità in discussione al Senato. Il pacchetto di emendamenti con tutta probabilità vedrà la luce oggi. Obiettivi: chiudere la partita con le Regioni, rinviare la local tax, correggere l’Irap, nessuna apertura per maggiori risorse agli ammortizzatori sociali. Dopo il monito lanciato ieri, torna a parlare delle riforme italiane e dell’atteggiamento Ue nei confronti del nostro Paese Jean-Claude Juncker, presidente della Commissione europea, in un’intervista al quotidiano Avvenire. “Se c’è qualcuno che non può lamentarsi è proprio l’Italia. Avremmo potuto attivare una procedura per debito eccessivo. Invece ho parlato con Renzi e gli ho detto: ‘Se voi mostrate la volontà di intraprendere le necessarie riforme, per favore scrivetemi una lettera per dirmelo’. E questo l’Italia ha fatto”.