Europee – Le elezioni europee appena concluse sono state caratterizzate da una bassa affluenza. Si è presentato alle urne il 58% circa degli aventi diritto, con un calo di 8 punti rispetto al 2009. Tre gli schieramenti principali: il Pd, attestatosi a circa il 41%, il M5S al 21 e Forza Italia al 16%. Al di là delle cifre il dato che emerge è un netto predominio del Partito democratico, che conferma una vittoria “senza se e senza ma” per il presidente del Consiglio. La Lega perde molti voti rispetto alle Europee del 2009, ma conferma un dignitosissimo 6%, mentre la lista di sinistra ispirata da Alexis Tsipras ha superato la soglia di sbarramento col 4,03%. Grande incertezza e tensione tra le fila del Ncd e di Fratelli d’Italia, che a mezzanotte erano a cavallo del quorum del 4%, e che si sono attestati rispettivamente al 4,3 e al 3,6. Risultato disastroso per Scelta civica, che ha visto svanire il quasi 10% dei voti ottenuto alle Politiche del 2013, raggranellando solo lo 0,7% delle preferenze.
Pd – Il premier Matteo Renzi aspetta le cifre definitive delle urne per stabilire una linea di condotta per il futuro. Renzi continua a ripetere che “a prescindere dal risultato bisognerà fare qualcosa”. E non nasconde ai fedelissimi la sua soddisfazione: “Io sapevo che la burocrazia, o meglio, una certa burocrazia, me la voleva far pagare. E non solo lei. Eppure non ci è riuscita”. La conferma dei numeri degli exit poll darebbe a Renzi una conferma dei metodi usati finora nel partito. E consentirebbe a lui solo di dare la linea, organizzando sì una segreteria ampia, che accolga le tutte le componenti, ma affidandola nelle mani di due fedelissimi come Lorenzo Guerini e Debora Serracchiani.
M5S – Il M5S si attesta al 21% contro il 25,6% ottenuto alle Politiche del 2013. Un passo indietro che non viene commentato, ma che suona come una scommessa in parte persa per chi puntava a far sentire la propria voce con forza a Bruxelles. Oltre all’Europa, i Cinque Stelle hanno nel mirino anche il cuore dell’Italia. Il governo di una Regione. È lo stesso Beppe Grillo, intercettato al seggio di Genova, a precisarlo: “Ci conto a conquistare Abruzzo o Piemonte. Sarebbe una cosa meravigliosa”. Quanto alle votazioni Grillo non si sbilancia: “Previsioni non ne facciamo, vediamo domani quello che succede”. E ancora: “L’obiettivo è vincere e fare qualcosina in più del Pd”. Oggi Grillo e Casaleggio analizzeranno insieme i risultati e decideranno la strategia dei prossimi giorni: scenari su possibili manifestazioni di piazza e anche sui nodi da sciogliere nelle prossime settimane per l’approdo a Strasburgo.
Forza Italia – I primi exit poll forniti nella notte dalla Emg davano Forza Italia al 18%, percentuale poi scesa al 17 e infine precipitata, nelle primissime proiezioni, al 16%. Numeri non entusiasmanti, ma che hanno fatto comunque sperare i dirigenti del partito: se si riuscisse a rimanere sulla soglia del 18, non sarebbe la frana che si temeva, ma solo un lento smottamento. Speranze però disattese dai risultati definitivi, che vedono Forza Italia fermarsi al 16%. Raffaele Fitto è stato il primo, un minuto dopo la chiusura delle urne, a commentare via internet: “Ora tutti insieme torniamo a vincere”. Un implicito invito all’Ncd di Alfano. Invito ripetuto esplicitamente da Maurizio Gasparri: “Devono riflettere, tornino da noi”. Il risultato delle elezioni sarà decisivo per capire l’assetto che dovrà prendere il partito. Si dovrà decidere se continuare con un partito liquido, con i Club e pochissimi incarichi, una formazione praticamente in mano al solo Silvio Berlusconi e al suo cerchio magico; o se strutturarlo, dando rilievo e incarichi ad altri.
Politica estera
Francia – Il Fronte Nazionale vince le elezioni europee con il 25% dei voti. Marine Le Pen ripete adesso quello che diceva negli ultimi giorni della campagna: “Queste elezioni sono europee ma hanno un valore politico enorme per la Francia, sono eminentemente nazionali. E il popolo francese ha detto oggi nel modo più chiaro possibile che non vuole più essere governato dall’esterno, da oligarchi di Bruxelles che nessuno ha votato e che ciò nonostante dettano le condizioni a tutti, infischiandosene delle elezioni e della democrazia. È una vittoria storica, per il Front National ma soprattutto per la Francia”. Per i socialisti al governo (sotto al 15%) è una clamorosa debacle. Manuel Valls, premier da nemmeno due mesi, commenta: “È un terremoto, e uno choc per tutti i responsabili politici”.
Germania – Angela Merkel resta la prima in classifica, ma i trionfatori morali delle europee in Germania sono i socialdemocratici del vice cancelliere Sigmar Gabriel, che hanno approfittato dell’effetto Schulz, il “candidato tedesco” alla guida dell’Europa. Lo hanno ringraziato e applaudito a lungo, nella festa del Willy-Brandt-Haus, dove il capolista della Spd aveva le lacrime agli occhi. Il balzo in avanti rispetto al 2009 è stato considerevole. Ma, intanto, si fanno largo gli anti-euro di Alternative für Deutschland e un trionfante Bernd Lucke, il loro leader, prepara le valige per Bruxelles annunciando addirittura che “in Germania è nato un nuovo partito popolare”.
Economia e Finanza
Draghi – Il presidente della Bce Mario Draghi ha dato la prima risposta ai segnali provenienti dai seggi del Vecchio Continente. L’Unione europea, così com’è, non funziona e bisogna cambiare passo. “Gradualmente, molto gradualmente, stiamo uscendo dalla crisi”, ha ribadito Draghi ricordando che “solo la sostenibilità della crescita ci farà andare avanti nell’integrazione, che è garanzia per la pace”. Mario Draghi è stato definito dall’Handelsblatt unico vero protagonista della difesa della moneta unica. E in questa battaglia è affiancato da Christine Lagarde, la direttrice del Fmi, che ha auspicato un cambiamento: “La crisi ci ha ricordato che la stabilità dei prezzi non è sempre sufficiente ad assicurare la stabilità della produzione”.
Titoli di Stato – Il primo campanello lo suonerà lo spread questa mattina, poi il test arriverà domani con l’emissione di Ctz e Btei fino a 4 miliardi per seguire con i Bot da 6,4 miliardi a sei mesi il giorno successivo e i Btp a 10 anni, fino a 3 miliardi, il giovedì. Il voto segnerà l’andamento delle aste della settimana non tanto per l’offerta, che sarà sostenuta da diversi rimborsi su altri titoli, ma sui tassi e sul mercato secondario.