Politica interna
Il centrodestra – Dopo la rottura del patto del Nazareno, si torna alle vecchie alleanze: Forza Italia e Lega Nord stringono un nuovo accordo per contrastare Renzi e il Pd. Un’intesa che prelude alla ricostruzione del centrodestra: sul tavolo un’alleanza da rinsaldare, in Parlamento ma anche fuori con l’intenzione di correre insieme alle prossime Regionali di maggio, in Veneto e in Liguria. Matteo Salvini pone però una condizione: mai con il Nuovo centro destra di Angelino Alfano. Almeno una parte del partito fondato da Silvio Berlusconi ha accolto con favore questo nuovo scenario politico che però rischia di disorientare militanti ed elettori.
La maggioranza – Per controbilanciare la mossa dell’ex Cavaliere, il premier Renzi incontra a Palazzo Chigi Alfano e blinda la maggioranza: i due hanno tracciato un piano d’azione per il 2015 che esclude rimpasti. La riunione è servita a testare la lealtà e la tenuta dell’alleato, oltre che a fare il punto sulle proposte di Ncd e Udc: sicurezza, welfare, sud e delega fiscale i temi in primo piano. Intanto, dopo la pausa per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica, torna oggi nell’aula della Camera il ddl Boschi che riforma l’assetto del Senato e modifica il titolo V della Costituzione: il premier vuole che il provvedimento ottenga il via libera della Camera entro sabato.
Politica estera
Ucraina – Gli Stati Uniti appoggiano il negoziato di pace tentato da Germania e Francia per risolvere la crisi ucraina, ma se fallisse sono pronti ad armare Kiev. Lo ha detto ieri Barack Obama ricevendo alla Casa Bianca la cancelliera Merkel. Per la prima volta il presidente Usa non esclude la possibilità di aiutare l’Ucraina con armi letali difensive: droni, radar e razzi anticarro. Obama, che non sembra per ora incline alla svolta, si trova tra due fuochi: da un lato la cautela europea dall’altro la pressione dei falchi del Congresso che spingono per un intervento. Dal canto suo, Putin ha già detto che Mosca non accetterà ultimatum e intanto 1500 soldati russi hanno attraversato il confine.
Israele – Si chiama Victory15, non ha bandiere ma un solo obiettivo: evitare la rielezione di Benjamin Netanyahu alle prossime elezioni in programma per il 17 marzo. La campagna, ideata da due giovani israeliani, Itamar Weizman e Nimrod Dweck, coinvolge oltre 4500 volontari che girano di famiglia in famiglia per convincere gli elettori a non garantire il quarto mandato al primo ministro. Il movimento infastidisce parecchio il Likud tanto che gli avvocati di Netanyahu hanno presentato una denuncia contro il gruppo, sostenendo che la sua attività sia illegale.
Economia e Finanza
Grecia – Il governo guidato da Alexis Tsipras lascia trapelare una strategia in due tappe per il salvataggio di Atene: un programma-ponte che vada dal primo marzo alla fine di agosto e poi, da settembre, un nuovo piano, da concordare all’Eurogruppo del 16 febbraio. Intervistato dalCorriere della Sera, il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis dice che l’esecutivo greco sta provando a proporre strade alternative per creare le condizioni di un vero cambiamento in Europa. Dall’altra parte, la Troika punta i piedi e si prepara a trattare con la Grecia a muso duro. Ma il rischio che Atene possa uscire dall’euro spaventa i mercati: la borsa greca ha perso il 4,75% e Moody’s ha tagliato il rating di cinque banche. E mentre gli Usa al G-20 fanno pressioni perché si trovi un’intensa, Cameron prepara uno “scudo” per difendersi da un’eventuale uscita di Atene dall’eurozona.
Operazione Swissleaks – Tra i clienti italiani della lista Falciani ci sono mafiosi, personaggi vicini ai politici e al Vaticano e un banchiere. Dei 7mila nostri connazionali che erano clienti della filiale ginevrina della banca Hsbc, 3276 hanno avuto un’ispezione fiscale, con redditi non dichiarati per 741,75 milioni. La maggior parte dei nomi erano già finiti negli archivi delle procure. Per prescrizione oppure perché gli evasori, veri e presunti, avevano trovato una spiegazione legittima o ancora perché il denaro sottratto al fisco non superava i 50 mila euro penalmente rilevanti. E mentre la procura di Torino indaga su un centinaio di nuovi nomi, Hervé Falciani, gola profonda di Hsbc, rivela in un’intervista a Il Sole 24 Ore che gli scandali non sono finiti e che ci sono altre banche coinvolte.