Il maledetto virus ha fatto un’altra vittima illustre: il filosofo della scienza Giulio Giorello. Qualche settimana fa, proprio per prendere qualche boccata d’aria culturale, stavo leggendo del suo materiale. Grande merito di Giorello è stato, in un regime filosofico troppo asfissiato dal continentalismo ermeneutico, decostruzionista etc., di aver portato ventate fresche di epistemologia (tra cui le teorie di Popper, Lakatos, Feyerabend) e di filosofia della scienza in un panorama italiano così avverso al metodo scientifico; il prezzo di tale evitamento lo paghiamo molto anche in merito al dibattito sul problema pandemia. Degno di lode è stato anche l’ottima riedizione, l’amico Marco Mondadori, di quel bellissimo e fondamentale saggio di John Stuart Mill “Sulla Libertà”, pietra miliare del liberalismo, ancora troppo poco letta dagli stessi liberali. Era uno studioso colto e curioso, innamorato di fumetti, whiskey, Irlanda e del sommo Spinoza, uno spirito laico e libertario che mancherà molto nel nostro dibattito culturale e politico. Ricoverato per coronavirus il 27 marzo 2020, tornato a casa il 17 maggio, il 4 giugno scrive una lettera sulla sua esperienza con “questo nuovo male così sconosciuto”. Purtroppo le condizioni del filosofo si sono aggravate e non è sopravvissuto, ma in un pezzo di quella lettera, pubblicata su La Lettura (supplemento del Corriere) scriveva: “Quello che io temo maggiormente oggi è una sorta di «stato medico» che vada, in nome della necessità, ben oltre il rispetto del paziente. Per carità, non come se questo fosse un disegno prestabilito ma una conseguenza magari perversa e non voluta di uno stato di necessità. Ed è questo il banco di prova non solo delle autorità mediche, ma anche dei nostri politici. Pensando ai quali non mi sento troppo ottimista.” Togliendo lucidamente dal campo qualsiasi dirigismo paranoico e complottista, Giorello da buon liberale e libertario, ci mette in guardia sul pericolo che la nuova forma di stato etico che si presenti nel nostro contemporaneo sia, in momento di emergenza, lo «stato medico». Da liberali e libertari abbiamo il compito di restare con gli occhi ben aperti e di vigilare su quella che per Giorello resta uno dei nostri beni più preziosi, la nostra fragile libertà.

di Luca Maimone