di Claudio D’Aquino
C’è un tema rimasto in ombra durante tutta la campagna per le Europee. Il tema della fiscalità differenziata. Argomento su cui la Lega aveva puntato molto, sulla spinta delle sue articolazioni territoriali, nei primi mesi di governo. Per poi riporlo nel cassetto quando la competizione elettorale ha preso quota e Salvini è stato indotto a mettere piede a sud del Garigliano.
L’ascia di guerra del federalismo fiscale potrebbe quindi essere dissotterrata, per tornare in cima all’agenda di governo. Con il rotondo 34 (e rotti) per cento che ha incassato, Salvini da oggi potrebbe (dovrebbe) far pesare i nuovi rapporti di forza all’interno della maggioranza e ridiscutere l’ordine delle priorità del contratto. Facendo riemergere la questione della autonomia differenziata, tanto cara ai governatori del Centro-Nord.
La questione è molto più complessa – e spinosa – della chiusura dei porti alle navi Ong o della soppressione dei negozi cannabis light. Molto più divisiva anche, e difficile da fari ingoiare agli elettori del Mezzogiorno. Qui la Lega non ha brillato come al Nord, dove ha raggiunto punte del 40%, ma ha comunque superato il 20 per cento. Cosa potrà raccontare Salvini a un elettore su cinque che lo ha sostenuto, se da domani comincerà a stravolgere l’impianto dei trasferimenti statali al Sud?
E considerando che in Europa, dove i sovranisti sono una pur cospicua minoranza, ben difficilmente otterrà risultati tangibili sul mitigamento dei parametri dell’austerità, con la multa sul debito che incombe sull’Italia,scongelare almeno la pratica della “secessione silenziosa”, potrebbe diventare una necessità.
Ma su questo versante frena, finisce col deludere il Nord, per il quale la Lega nasce e resta un partito territoriale, orientato a difendere gli interessi delle regioni più ricche. Se invece pigia l’acceleratore, come ha evidenziato Paolo Baldazzi in un articolo de lavoce.info, corre il rischio di interrompere anzitempo la luna di miele con il Sud che percepisce La lega come partito nazionale, e al limite assistenziale alla stessa stregua dei 5 Stelle.
Il gioco da oggi per Salvini si fa duro, anche per uno scafato comunicatore quale lui è. Non a lungo potrà fare il dribbling dei dossier più scottanti, per concentrarsi sulle tematiche più facili da aggredire. Il tempo dei panini è finito. Ora vene quello dei conti (e delle multe) da pagare.