Fu voluta dall’ingegnere e deputato Alfredo Baccarini. Venne approvata il 25 giugno 1882 e doveva attuare opere pubbliche per migliorare le condizioni geologiche del territorio. La spesa era ripartita al 50 per cento allo Stato, 25 a comuni e province, 25 ai privati.
La legge Baccarini però, come sarebbe accaduto spesso nei primi quarant’anni d’unità, agevolò
soprattutto le bonifiche nel Centro-Nord: nella pianura padana, in Maremma, nell’agro romano. Al Sud, le opere vennero ritenute, nella nuova ottica unitaria, poco redditizie.
Il risultato fu che, dal 1882 al 1924, nell’Italia settentrionale furono bonificati 328.669 ettari rispetto ai poco più di 4000 nel Mezzogiorno.