In un servizio, il CORRIERE DELLA SERA passa in rassegna quello che definisce il ‘federalismo’ dei comuni enti locali sul tema di unioni civili e matrimoni gay. “L’ultima è Bologna, che dal 15 settembre permetterà di trascrivere le nozze gay ai suoi residenti che si sono sposati all’estero. Decisione non indolore, già osteggiata con un esposto al ministero dell’Interno e al prefetto cittadino, e condannata dall’Arcidiocesi. Prima del sindaco Virginio Merola, lo avevano fatto a Napoli Luigi de Magistris, a Fano Stefano Aguzzi e a Grosseto Emilio Bonifazi, in verità su richiesta dell’ordinanza del Tribunale (contro la quale è stato fatto ricorso). Scelte bipartisan, orientate a colmare un vuoto legislativo – osserva il giornale -. A Roma il sindaco Ignazio Marino ha promesso: ‘Dopo l’approvazione del Bilancio, faremo il Registro delle unioni civili: non ho nulla contro i matrimoni fra due persone dello stesso sesso’. Mentre a Milano, dove il Registro delle unioni civili esiste già da due anni, l’assessore alle Politiche sociali Pierfrancesco Majorino insiste sulle nozze e preme per il riconoscimento ‘di un diritto indiscutibile’. Si potrebbe parlare di federalismo (o Far West) dei matrimoni gay, non fosse che l’Avvocatura per i diritti Lgbti (Lesbiche, gay, bisessuali, trans e intersessuati) – Rete Lenford boccia il termine. (…) Il tema è più che mai attuale. Non a caso Sel ha appena lanciato una campagna per chiedere ai sindaci di 14 città di trascrivere nei registri di stato civile i matrimoni tra omosessuali contratti all’estero. L’invito riguarda Torino, Milano, Pescara, Firenze, Piombino, Roma, Bari, Genova, Treviso, Ancona, Cagliari, Trieste, Udine e Foligno. (…) Adesso c’è attesa per la proposta ‘ad hoc’ in materia di diritti civili annunciata dal premier Matteo Renzi su Avvenire , che supererà ‘il ddl Cirinnà’ orientato sul modello tedesco che esclude la possibilità per la coppia di adottare un bambino. Nel frattempo, alle coppie gay che vogliono tutelare solo in parte i rapporti patrimoniali e i diritti successori, restano i patti di convivenza e il testamento”. Ma, avverte il presidente del Consiglio notarile di Milano, Arrigo Roveda, ‘anche il testamento può essere impugnato dai genitori in vita del defunto e da eventuali figli o coniugi’”.