Antonio Troise
Una sorpresa dopo l’altra. Al voltafaccia “sovranista” di Berlusconi ha risposto quello “europeista” dell’ala più intransigente dei Cinquestelle sul Fondo Salva-Stati. Il risultato è che, con tutta probabilità, oggi il governo Conte supererà sia alla Camera che al Senato (dove i numeri sono più esigui) lo scoglio della riforma del Mes. Merito anche della discreta ma non meno convincente “moral suasion” sussurrata dal Quirinale, fortemente preoccupato da un eventuale no all’accordo raggiunto a Bruxelles. Certo, la politica è imprevedibile, l’ultimo affondo di Grillo contro il Mes segnala i forti malumori all’interno del Movimento, che ha già dovuto digerire le polpette avvelenate della Tav e della Tap. Il premier potrà dirsi veramente al sicuro solo quando sarà conteggiato l’ultimo voto. Anche se è oggettivamente difficile pensare che i partiti possano aprire una crisi al buio nel pieno dell’emergenza della pandemia e con una legge di bilancio ancora da approvare.
Detto questo, il destino del governo Conte-2 non è affatto in cassaforte. I nodi da sciogliere sono tanti. A cominciare dalla gestione dei 202 miliardi del Recovery Fund che Palazzo Chigi vorrebbe affidare a una task force di 6 supermanager e 300 esperti. Una mossa che non è piaciuta per niente al leader di Italia Viva, Matteo Renzi. E che, sia pure sotto traccia, non ha convinto buona parte del Pd. Si è creato, cioè, un asse inedito che concorderebbe anche su un altro obiettivo: quello di un cambio di passo dell’attuale governo, con un rimpasto subito dopo il varo della Finanziaria.
E’ obiettivamente difficile prevedere quello che succederà nei prossimi mesi. Conte ha dimostrato di essere un abile capitano, capace di tenere la rotta anche se sulla sua nave, quasi quotidianamente, si aprono falle vistose. Ma la pratica del rinvio o la ricerca paziente di delicati equilibri fra le forze politiche non può durare in eterno. Nei prossimi mesi conquisteranno la priorità molti dei nodi economici che l’emergenza pandemica ha messo in secondo piano, a cominciare ovviamente dalla gestione della finanza pubblica. Occorrerà dare risposte puntuali ai drammatici problemi del Paese reale, alle prese con la più grave e profonda crisi dal dopoguerra. Per affrontarla non sarà più sufficiente navigare a vista ma occorrerà una strategia e una visione piu ampia. Sarà questa la vera sfida su cui si misurerà il destino di Conte e del suo governo.