La presenza, soprattutto dei giovani italiani, in realtà insicure del mondo è, purtroppo e sempre più, una presenza amara; una presenza che vuole il suo tributo non solo di impegno, di sacrifici, di sofferenze, ma anche di vite umane; anche di morte per la libertà.

E così è stato per Ilaria Alpi, per Valeria Solesin ed oggi, per Giulio Regeni. Tre giovani vite, prestate al mondo, per costruire nel mondo, nuovi percorsi di umanità possibile, vivendo insieme ed insieme cooperando, per allargare i confini della civiltà umana anche in quelle realtà del mondo, purtroppo, dal futuro negato; tanto, per un’ostinata volontà umana di scontro e di violenza, così negando e negandosi alla Pace, alla Libertà ed al Diritto al Futuro, in quanto “saggi” uomini della Terra.

Il sacrificio di Ilaria, di Valeria e di Giulio, insieme a quello di tanti altri, è un importante contributo di martirio italiano al mondo, per un mondo nuovo; per un mondo umanamente migliore.

Un contributo che sa di eroismo spontaneo e di martirio che ci onora come italiani, importanti ambasciatori nel mondo di libertà e di diritti umani, purtroppo, sempre più spesso violati e da diritti dell’uomo, violentemente trasformati in non diritti; in diritti purtroppo negati.

Noi italiani dei diritti universali dell’uomo, primo dei quali, il diritto alla vita ed alla libertà, nel riconoscerci nel grande sacrificio di Ilaria, di Valeria e di Giulio, insieme ai tanti altri che, da italiani coraggiosi sono morti e muoiono da eroi, rincorrendo il bene del mondo, vogliamo per queste morti eccellenti il giusto riconoscimento italiano; il riconoscimento alla memoria, prima di tutto, per non dimenticare; il riconoscimento alla memoria del loro martirio, dovuto al loro grande amore per un mondo nuovo; per nuovi diritti umani anche nel mondo dei diritti negati e/o di chi commette atti di violenza fanaticamente e disumanamente fondamentalisti, per il loro vivere, basato su di un fare arretrato, così commettendo azioni umanamente contro, con l’uomo nemico dell’altro uomo.

Come stiamo a garanzie italiane nel mondo e soprattutto nel mondo umanamente problematico ed assolutamente difficile da vivere? Purtroppo, non bene; purtroppo, per niente bene, in quanto ai nostri connazionali che, per motivi umanitari, di lavoro, di studio e/o di turismo culturale si avventurano ad andare in giro per il mondo, può capitare di tutto e di più; possono capitare anche cose estreme ed umanamente mortali, come per Ilaria Alpi, per Valeria Solesin e da ultimo, per Giulio Regeni, barbaramente ucciso al Cairo in Egitto e poi trovato in un fossato con tagli sul viso, sul corpo ed un colpo alla testa; quella di Giulio è stata una morte disumanamente violenta, con una altrettanta violenta e disumana agonia.

Una morte violenta voluta da chi e perché? Fare chiarezza chiedono dall’Italia. Fare chiarezza chiede l’Italia e gli italiani tutti.

Ma come ed in che modo? Quale reprimenda italiana ufficiale per un fatto di tanta disumana e barbara violenza? Il ritrovamento del corpo di Giulio in un fossato lontano dal Cairo, sulla via di Alessandria, è un’inutile messa in scena.

L’Italia ha l’assoluto pieno diritto di sapere la verità; di sapere perché Giulio è stato così barbaramente ucciso. Perché è stato disumanamente torturato.

La prima notizia parlava di un incidente stradale, un incidente assolutamente inventato e subito dopo, non reggendo all’evidenza, messo da parte; una farsa che offende l’Italia e gli italiani.

Cara Italia, se ci sei, come ci devi responsabilmente essere, batti forte un colpo. Fatti, da subito, sentire; chiedi la verità. Chiedi ad alta voce e con forza da chi e perché è stato ucciso Giulio, un eccellente giovane italiano, di soli 28 anni ricercatore universitario al Cairo dal 2015.

Perché è stato ucciso Giulio? Perché, con tanta violenza, l’hanno fatto morire di una morte barbaramente violenta? Perché, come appurato dall’autopsia, è stato torturato? Povero Giulio nostro che ha dovuto subire in terra straniera le barbare torture di assassini senz’anima, bestialmente contro, provocandogli ferite sul naso, sulle orecchie e violenti percosse alla testa e sulla schiena!

Giulio era al Cairo per motivi di studio; Giulio era un cittadino italiano che doveva essere rispettato ed a distanza, come si fa tra mondi separati ma vicini, doveva godere del rispetto straniero dovuto all’Italia palesemente, Paese amico dell’Egitto e di conseguenza, per questa amicizia, Paese amico, di tutti gli italiani.

Torturato da carnefici senz’anima, gli hanno provocato la morte per dissanguamento dovuto alle percosse dei feroci aguzzini.

Perché tanta disumana violenza? Il suo corpo martirizzato è stato scoperto solo dopo nove giorni dalla morte. Giulio era in Egitto per motivi di studio. Doveva preparare la tesi per il suo dottorato; l’argomento della tesi erano i “sindacati” egiziani.

Il 25 gennaio giorno della Rivoluzione, al suo quinto anno, è stato un giorno fatale per Giulio; al Cairo, come in tutto l’Egitto, era proibita ogni forma di protesta.

Proprio il 25 gennaio, quinto anniversario della Rivoluzione, Giulio è stato barbaramente ucciso. Giulio è morto barbaramente seviziato.

L’Italia, con il Presidente Mattarella, chiede che i responsabili di un crimine così efferato, siano puniti. Siamo ad una indagine congiunta con esperti italiani al lavoro al Cairo.

Ormai e purtroppo, l’Egitto non è più un Paese sicuro; non può fornire le dovute garanzie di libertà e di vita a nessuno; soprattutto, a nessun cittadino del mondo che, da uomo libero, ama la libertà.

A nessuno, sia esso egiziano che straniero; l’Egitto è, purtroppo, un Paese di tortura e di morte. Giulio è una vittima innocente di questo clima avvelenato e di violenza; si cerca, l’altro, anche se innocente ed estraneo a tutto, per violentarlo barbaramente; per torturarlo ed ucciderlo.

Che rispetto può e deve avere mai l’Italia verso il suolo egiziano e verso un popolo, purtroppo, falsamente amico? Gli egiziani in Italia non vengono né torturati, né uccisi. Altrettanto deve essere in Egitto anche per gli italiani, se veramente esistono relazioni di reciproco rispetto ed amicizia.

Purtroppo, così non è; purtroppo, Giulio è morto di morte assassina, per mano egiziana.

Ci vuole chiarezza! Un fatto così grave, non va assolutamente sottaciuto.

Per il rispetto che merita il nostro concittadino Giulio, morto barbaramente assassinato, l’Italia deve pretendere la verità e con la verità deve altrettanto pretendere che i colpevoli vengano puniti così come meritano.

Tanto serve per onorare la memoria di Giulio, vittima italiana di un “Paese amico” dalla disumanità e violenza diffusa e quindi con le caratteristiche di un Paese, purtroppo, poco civile e non attento al saper vivere in pace con gli altri del Mediterraneo e della Terra più in generale.

Non ci si può accontentare di parole; le sole parole, proprio non bastano; le sole parole di rito, non servono a niente.

Occorrono i fatti. Occorre che l’Italia venga a conoscenza di tutte le circostanze legate alla morte di Giulio Regeni.

C’è da sperare, così come richiesto dal premier Matteo Renzi, dal Presidente Mattarella e dal Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni che emerga la verità fino in fondo e che, come scritto in una nota del Quirinale, vengano associati alla giustizia i responsabili di un crimine così efferato e così ostile all’Italia ed agli italiani.

Perché e da chi il nostro Giulio, in terra straniera, per motivi di studio, ha subito un trattamento tanto disumanamente brutale e farsescamente ridotto, con una farsa-messinscena, al tentativo di un incidente?

Una storia agghiacciante; una storia amaramente agghiacciante che fa tanto male all’Italia, violentata nella carne, per le torture e percosse subite da Giulio Regeni, vittima innocente di un rastrellamento al Cairo nel quinto anniversario della rivolta contro il regime di Mubarak e poi fatto ritrovare lontano dalla capitale, per sviare le indagini.

Giulio Regeni ha pagato a caro prezzo con la propria vita, la sola colpa delle sue idee e del suo pensiero, espresso nel 2012 a 24 anni, quando, ricercatore a Cambridge scriveva che le rivolte popolari non erano un fenomeno nuovo e che rappresentavano la progressiva rottura di un patto sociale tra gli autoritari governanti nordafricani ed i loro popoli sottomessi.

Leggendo quanto scritto in quell’occasione, emerge con forza tutto l’impegno umano del giovane Giulio Regeni, a favore delle popolazioni nordafricane, di tutte le popolazioni nordafricane, a rischio regime.

È importante sottolineare il contenuto ed il valore delle cose dette da Giulio a favore della giustizia per i popoli d’Africa; a favore della libertà dei popoli che, purtroppo, passano da una dittatura all’altra.

Un elemento che emerge con forza è la diffusa aspirazione del popolo nordafricano ad ottenere le attese conquiste umane e sociali, quali la giustizia sociale e la democrazia, purtroppo negate e soffocate sin dall’era della decolonizzazione, dai regimi autoritari che l’hanno fatta da padroni nella povera e martoriata Africa, sempre più dal futuro negato.

Il momento attuale di ridefinizione degli equilibri sociopolitici del Mediterraneo può forse offrire la possibilità di correggere le asimmetrie di potere presenti nella regione e che ne limitano lo sviluppo, con alla base un nuovo patto sociale tra le istituzioni ed il popolo, tale da rendere il Nord Africa, finalmente libero da ingerenze esterne e da dittature interne.

Con tali considerazioni ben chiare, l’UE dovrebbe cogliere quest’opportunità per correggere tali asimmetrie di forza; tanto, in virtù della propria posizione strategica e del suo retaggio culturale.

Ciò prevederebbe necessariamente e come prima cosa, la riconsiderazione di quelle riforme neoliberiste che hanno avuto un effetto così negativo sulla popolazione araba; è necessario, è assolutamente necessario, ai fini di ridarle una maggiore autonomia decisionale.

La tortura fa parte del sistema egiziano e Nordafricano in generale. Si tortura, in violazione dei diritti umani; di fatto, non ci sono diritti umani garantiti.

E così il desaparecido Giulio Regeni, barbaramente torturato a morte, è stato poi disumanamente abbandonato, per otto giorni, in un fossato, creando farsescamente la notizia di morte per incidente stradale.

Non è così! Il nostro Giulio è morto di morte violenta; di una morte barbaramente violenta, di cui gli italiani tutti vogliono e devono sapere.

La tortura in Egitto è un fatto comune ed ordinario; tanto è affermato da Ammesty International; c’è, purtroppo, un crescente e diffuso deterioramento per il rispetto dei diritti umani; c’è la tortura ed un comportamento da parte della polizia politica al di sopra ed al di fuori delle leggi.

In Egitto oggi ci sono almeno 60 mila prigionieri politici. Prigionieri politici sempre più spesso avvolti dalla nebbia della scomparsa; sono i desaparecido che scompaiono nel nulla e di cui non si sa più niente.

Nel Paese Nordafricano dell’Egitto, c’è, a farla da padrone, un potere assoluto ed assolutamente poco democratico. Forze barbaramente occulte al servizio dei potenti hanno, senza pietà, ucciso torturandolo, il nostro Giulio Regeni.

Un atto grave che offende l’Italia e gli italiani; un fatto che non può assolutamente passare inosservato.

Il nostro Giulio merita giustizia; il nostro Giulio deve avere giustizia e deve essere ricordato come il giusto italiano; come un martire della libertà per il suo ruolo di studioso al servizio degli altri, al servizio della libertà e dei diritti umani violati degli altri in tante parti del mondo, purtroppo ancora negate alla civiltà dei popoli della Terra.

       Giuseppe Lembo