“Un nuovo fulmine a ciel sereno. In tarda serata Beppe Grillo ‘scomunica’ via Twitter l’incontro con sindaci e candidati alle amministrative organizzato da Federico Pizzarotti e dai Cinque Stelle di Parma per il prossimo 15 marzo. ‘Non è stato in alcun modo concordato con lo staff né con me’, tuona il leader. Pronta la replica — sempre via social — del primo cittadino: ‘È stato organizzato come quello dello scorso anno. Se fare rete non va bene, fate voi’. Uno scontro che arriva dopo le critiche di Pizzarotti alle modalità di espulsione dei dissidenti e appare come una prova di forza tra il leader e il primo sindaco a capo di una giunta del Movimento. Uno scontro che apre una nuova faglia e che probabilmente comporterà contatti e chiarimenti nelle prossime ore”. È quanto riporta il CORRIERE DELLA SERA, che prosegue: “Ma la giornata del leader è stata segnata anche da una sentenza. Il giudice torinese Elena Rocci ieri ha condannato in primo grado Grillo a quattro mesi di reclusione (e cento euro di multa) per la violazione dei sigilli della baita Clarea, durante una delle dimostrazioni No Tav in Val di Susa. I fatti risalgono al dicembre 2010 quando il leader del Movimento si fece accompagnare all’interno del locale. I pm avevano chiesto per Grillo e per Alberto Perino, storico leader No Tav (che ha ricevuto la stessa condanna del capo politico dei Cinque Stelle), 9 mesi di reclusione. (…) La condanna potrebbe avere una ricaduta sulle Regionali in Piemonte ormai alle porte. Il voto potrebbe riconfermare le posizioni del Movimento, che in Val di Susa ha sfiorato anche picchi del 53 per cento — a Exilles — alle scorse Politiche. (…) In Parlamento, però, le attenzioni sono ancora rivolte ai dissidi interni. Tiene banco l’accusa sulla gestione del fondo per le imprese lanciata da Fabrizio Bocchino e che rischia di avere un epilogo giudiziario con la querela nei confronti dell’ex senatore Cinque Stelle da parte di Gianroberto Casaleggio. Ieri sono stati altri due espulsi ad attaccare sullo stesso tema. (…) A difendere l’operato dei Cinque Stelle è intervenuto Vito Crimi, che liquida gli affondi come ‘falsità’. ‘ Il fondo di garanzia — spiega Crimi — è stato scelto dal gruppo parlamentare liberamente e senza alcuna influenza esterna, è gestito dallo stesso ministero con una commissione di cui non facciamo parte’”.