Scrive Repubblica a proposito dello sciopero della ‘Dnrangheta contro il Papa
“Non accettano la scomunica di papa Francesco i detenuti del carcere di Larino e vogliono continuare a prenderei sacramenti. Per questo hanno avviato una protesta contro il cappellano del carcere, don Marco Colonna: «Padre, se non li possiamo più prendere, noi alla funzione religiosa non veniamo più». E lo sciopero della Messa dei cento detenuti della sezione “Alta Sicurezza Tre” è durato diversi giorni, fino a quando il vescovo di Termoli-Larino, Giancarlo De Luca, non ha accettato di officiare di persona la cresima di un boss della ‘ndrangheta. E infatti, ieri mattina, nella chiesa appena ristrutturata del peni tenziario molisano. Salvatore Figliuzzi, esponente della cosca di Rosarno, avrebbe dovuto ricevere il sacramento dal vescovo. Ma il tribunal e di Palmi, quattro giorni fa, ha scarcerato inaspettatamente il boss per decorrenza dei termini. Così la cerimonia per la cresima del capo della cosca è saltata e la messa del vescovo è diventata l’occasionedi confronto per ragionare sulle parole del Papa. «Coloro che nella vita compiono questa
strada di male, i mafiosi, non sono in comunione con Dio: sono scomunicati», aveva detto il Papa durante l’omelia nella piana di Sibari. «La vostra terra tanto bella conosce i segni di questo peccato: l’adorazione del male e il disprezzo del bene comune. Questo male bisogna combatterlo, va allontanato, bisogna sempre dirgli di no perché—aveva aggiunto i 1 Santo Padre—la ‘ ndran-
gheta è adorazione del male e disprezzo del bene comune». Durante la messa a tutti i detenuti presenti (oltre un centinaio) è stato distribuito il discorso integrale del Papa in Calabria «per chiarire» ciò che aveva detto. E poi c’è stata l’omelia. «Il Papa non caccia nessuno di voi», ha detto il vescovo. Ad ascoltarlo non c’erano però tutti i detenuti eccellenti del penitenziario. Giuseppe
Iovine, per esempio, fratello del boss del clan dei Casalesi, è rimasto in cella. «Iovine non c’era perché non può stare con gli altri detenuti per ragioni di sicurezza.