Tropico della spigola. E’ questo è il titolo dell’ultimo romanzo di Massimiliano De Francesco, giornalista, editore e produttore cinematografico, radici irpine trapiantate a Napoli,da sempre impegnato a esaltare le aspirazioni e le tradizioni del suo popolo. Il suo volume“attraversa il Sud” e la galleria dei suoi eroi noti e ignoti, in un gioco di narrazioni fulminanti e terapeutica ironia. Una esplorazione della geografia dell’anima e attraversamento dell’emisfero sentimentale, in cui affiorano ricordi, visioni, riti, storie di eroi noti e ignoti, avvenimenti privati e pubblici decifrati dalla grammatica interiore. apre l’arsenale delle piccole cose e rinnova il patto con la scrittura. Un sapiente arabesco di racconti, apologhi e riflessioni, la raffigurazione corale, che emerge dal gioco di narrazioni fulminanti e ritratti di terapeutica ironia. Protagonista è una Napoli artificiale, sempre più baraccone di meraviglie, in un Sud sospeso nel solstizio della controra – con i suoi borghi lunari e le sue pietre solenni – e una commedia umana dove il reale e il realismo magico si confondono, dando così spazio a una galleria di alberi parlanti, proiettili che scrivono lettere, bardi che provano a governare metafore e giornalisti costretti alla clandestinità.

LA STRUTTURA

Un viaggio nella geografia dell’anima, attraversamento in quel suo emisfero sentimentale che rinnova il patto con la cosiddetta “letteratura bastarda”, nel solco della tradizione dei prosatori come Flaiano, Manganelli, Buzzati, Ridolfi, Zavattini, Longanesi. Autori non imprigionati nell’architettura chiusa del romanzo, giornalisti-scrittori o scrittori-giornalisti, comunque sperimentatori accaniti di più generi letterari.

Il “Tropico” di De Francesco è soprattutto uno scrigno di scrittura e scritture. Un’opera di trame sottotraccia, di rimandi onirici e trovate linguistiche, un arabesco musicale di racconti, apologhi, elzeviri e riflessioni che narra destini all’ultimo giro, nostalgie ritrovate, confessioni meritevoli di essere fermate e catalogate.

Quattro le sezioni in cui è suddivisa questa raffigurazione corale, che si presenta al pubblico in un gioco di fulminanti capitoli e ritratti di terapeutica ironia:

  • “Napoli artificiale”

dove l’autore mostra come la città, sempre più baraccone di meraviglie, continui a professare la fede nell’artificio, inteso come tendenza a espedienti, nobili e meno nobili, per sopravvivere e fuga pirica per comunicare non solo allegria.

  • “Sud River”

pagine di spietato amore per un Mezzogiorno sospeso nella controra, destinato all’estinzione tra borghi lunari e pietre solenni, privo di classe dirigente e affamato dei «numeri dieci di una volta che inventavano spazi e recuperavano sogni»;

  • “Tipi e intercalari”

rassegna ispirata ai Caratteri di Teofrasto, con storie di stilisti della metafora, maestri di calembour e affabulanti doppiogiochisti della parola

  • “Ultimo cartaceo”

sezione finale con il racconto “Occhio di carta”, ovvero la cronaca dell’ultima riunione di redazione dell’ultimo giornale cartaceo del pianeta in una Napoli del 2032, elogio supremo dei giornalisti liberi dalla dittatura dell’algoritmo, che per continuare a essere liberi sono costretti alla clandestinità.

REALISMO MAGICO

Con il susseguirsi di pagine “a sorpresa” e la conoscenza di personaggi, animali, luoghi e cose, che appaiono e si muovono in una commedia umana e oltreumana dove il reale e il realismo magico giocano a rincorrersi, ci si accorge di quanto possa parlare al cuore e stimoli la moltiplicazione dei punti di vista la galleria di miti e riti raccontata dall’autore con rabbia garbata e spericolata malinconia. E così, oltre a Massimo Troisi e alla sua “ciclosofia”, a Bud Spencer e al suo pugno “a martello”, a Giancarlo Siani e alla sua astronave verde, è possibile incontrare, in questo cammino fra tradizioni rivissute e aperture di terzi occhi, alberi parlanti pronti a sfidare le brutture del progresso; proiettili vaganti che scrivono lettere per spiegare il male; scarafaggi tenaci come Frank, agitatore del sottosuolo partenopeo e rivoluzionario mancato; i lontani poeti dei balconi che spalancavano saggezza dalle ringhiere; mandolinisti in dissolvenza come Antonio ‘o Gioiello che sembra uscito dai boschi incantati di Tolkien. «Alla fine – afferma De Francesco nella nota introduttiva e, in sintesi, spiega parte della sua poetica – si scrive anche per questo: abbracciare e animare l’invisibile per rendere più sopportabile l’esistente».

La scheda

Titolo: Tropico della spigola
Sottotitolo: Ultima edizione dal Sud
Autore: Max De Francesco
Formato: 14×22 cm
Pagine: 212
Genere: narrativa
Anno: 2019
Editore: Iuppiter Edizioni
Prezzo: 15 euro
Codice ISBN: 978-88-32156-07-2

L’autore

Max De Francesco è nato a Napoli, dove vive e lavora. Giornalista, editore, bardo. Raccomandato dalle idee, è presidente del gruppo editoriale Iuppiter, fondato nel 2002, in cui passa gran parte della sua giornata esercitando il mestiere di scrivere, comunicare e sviluppare visioni. È fiero di poche cose tra cui le radici irpine e cilentane, l’ultima incazzatura, un gol segnato da centrocampo, l’autonomia di pensiero e uno scrigno di titoli dati a libri e prime pagine. Continua a credere nei giornali cartacei: attualmente ne dirige uno, Chiaia Magazine, fondato nel 2006. Tra le sue nuove sfide quella del cinema sia in veste di produttore che di autore. Ha pubblicato: Stupidi Passanti (Esi, 1997), Tornasole (Edizioni del Delfino, 2000), Un giro di bardo (Iuppiter Edizioni, 2013).

A cura di A.Sco

Di Redazione

Claudio D'Aquino, napoletano, giornalista e comunicatore di impresa