Per la Cassazione il “pedinamento” automobilistico della ex moglie, da parte del coniuge separato che a bordo della sua auto seque quella guidata dalla donna fermandosi alle stesse soste, e’ un reato da punire come “molestia e disturbo” e non una semplice forma di “petulanza” punita in modo meno grave. Cosi’ la Suprema Corte ha confermato la pena di 300 euro di ammenda a carico di Renato C., un marito separato napoletano di 51 anni che aveva inseguito la macchina della ex moglie sulla tangenziale del capoluogo campano, continuando a seguirla anche dopo che la donna si era fermata in un’area di servizio e quando la signora – intimorita – si era fermata presso una rotonda, lui aveva preso a girarle intorno ripetutamente con la sua auto. Aveva smesso solo all’arrivo del 113 avvisato dalla ex, Maria P.
“La condotta di tallonare insistentemente l’auto della parte lesa e di circondarla dal momento in cui si era fermata realizza ‘molestia’, arrecando turbamento alla persona offesa a causa della prevaricazione dell’agente”, scrivono gli ‘ermellini’ nel verdetto 18117. L’uomo e’ stato anche condannato a rifondere duemila euro per le spese di giustizia sostenute dallo Stato che ha pagato l’avvocato della donna molestata che non poteva permettersi questa spesa. Cosi’ e’ stata confermata la condanna emessa dal Tribunale di Napoli nel luglio 2012.