Come proteggere il nostro cervello dall’insorgere precoce di disturbi cognitivi e delle demenze. Se ne discute a Napoli domani mercoledì 18 marzo presso il liceo Giuseppe Mercalli e nel pomeriggio presso il Convitto nazionale Vittorio Emanuele in occasione di un ciclo di incontri sul tema “ Nutrire il cervello. Diete e malattie neurologiche” al centro della V edizione della settimana mondiale del cervello in corso dal 16 al 22 marzo in tutta Italia.
In un momento in cui, grazie anche a Expo Milano 2015, l’opinione pubblica è particolarmente sensibile alle questioni concernenti l’alimentazione, la Sin – Società Italiana di Neurologia – intende sottolineare l’importanza della nutrizione nel proteggere il nostro cervello dall’insorgere precoce dei disturbi cognitivi e delle demenze. Se infatti fino a non molto tempo fa si riteneva che il funzionamento della mente dipendesse unicamente dalla dotazione genetica, oggi si può affermare che non solo non è così, ma che al contrario fattori ambientali di tipo alimentare, fisico e cognitivo rivestono un ruolo fondamentale.
“Il ruolo della prevenzione – sostiene il Prof. Aldo Quattrone, Presidente della Sin – è cruciale nel caso delle malattie neurodegenerative; in ambito neurologico la prevenzione passa in primo luogo attraverso un corretto nutrimento del cervello, da intendersi tanto in senso stretto, come accorta e sana alimentazione, quanto in senso più ampio, come esercizio fisico e allenamento intellettuale, entrambe buone pratiche per prevenire l’invecchiamento cerebrale”.
Gli esperti puntano poi il dito su quegli alimenti che possono avere un ruolo nella genesi dei disturbi neurologici o che possono incidere negativamente su condizioni preesistenti.
La levodopa è il più importante farmaco utilizzato per la cura della malattia di Parkinson. I pasti, specie se ricchi di proteine, possono interferire sia con l’assorbimento della levodopa, sia con il suo ingresso nel cervello contribuendo alla diminuita efficacia del farmaco.
Vi sono numerose ragioni per ritenere importante l’uso di una dieta prevalentemente vegetariana a basso contenuto proteico nella malattia di Parkinson. La ragione più importante è quella di facilitare l’assorbimento della levodopa contrastando così la diminuita efficacia post-prandiale che si osserva specie nelle fasi avanzate della malattia, causa di disabilità e rischio di cadute.
I prodotti vegetali, inoltre, garantiscono un ricco apporto di fibre e l’elevato contenuto di carboidrati tipico di questo regime alimentare contrasta la perdita di peso corporeo che spesso affligge i pazienti con Parkinson a causa dell’effetto combinato dei movimenti involontari e della difficoltà nella deglutizione.
Un’alimentazione povera di colesterolo e ricca di fibre, vitamine ed antiossidanti presenti in frutta e verdura e di grassi insaturi contenuti nell’olio di oliva (la cosiddetta dieta mediterranea) riducono l’incidenza anche della malattia di Alzheimer come dimostrato in studi di popolazione su ampie casistiche.
Oltre ad una dieta sana, un ulteriore meccanismo naturale di protezione è il sonno, che, come recentemente scoperto, faciliterebbe la rimozione di proteine tossiche dal cervello riducendo l’accumulo di beta-amiloide e i suoi meccanismi di tossicità.
Benché il beneficio di una dieta ipocalorica nella prevenzione della Sclerosi Multipla, sia stato smentito, sembra ormai dimostrato come una dieta ricca di grassi insaturi sia in grado di modulare e diminuire l’attività infiammatoria legata a questa patologia, svolgendo una funzione neuro-protettiva.