Il direttore generale della struttura complessa di Chirurgia oncologica addominale dell’Istituto tumori di Napoli “Fondazione G. Pascale”, Francesco Izzo, avrebbe “garantito in modo sistematico” alle società gestite dalla moglie Giulia Di Capua “l’aggiudicazione di una serie di forniture di prodotti medicinali per l’Istituto Pascale, richiedendone l’acquisto mediante procedura negoziale diretta senza ricorrere ad alcuna gara di appalto”. E’ quanto emerso dalle indagini della Procura di Napoli culminate oggi nell’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari emessa dal gip nei confronti di 6 persone, tra le quali Izzo e Di Capua.
Izzo avrebbe dichiarato falsamente che taluni dispositivi medicali necessari per la cura dei tumori al fegato “erano urgenti, infungibili e di esclusiva produzione di alcune aziende” tra le quali la Hs e la Led, i cui prodotti, spiega il procuratore aggiunto Alfonso D’Avino, “erano forniti dalle società Gimed srl e Gdc Medicali srl, gestite dalla moglie”. Il valore complessivo delle commesse aggiudicate in tal modo a partire dal 2012 alle società riconducibili a Izzo e alla moglie ammonta ad oltre 1,9 milioni di euro.
Disprezzo per i malati in cura
“Spregio delle regole non solo dellabuona amministrazione della cosa pubblica, ma anche del basilarevivere civile” nonché “l’assoluto disprezzo per i malatisottoposti a terapia” perché le condotte illecite sono stateposte in essere in uno dei settori più delicati della sanità,quello degli ammalati affetti da patologie oncologiche. E’ quantoscrive il gip di Napoli in merito alla vicenda che ha vistocoinvolti imprenditori e medici della Fondazione Pascale diNapoli che ha portato a sette ordinanze di custodia cautelare peri reati di corruzione e turbata libertà degli incanti.Le indagini della Guardia di finanza, coordinate dalla procurapartenopea, hanno consentito anche di accertare “ulterioricondotte corrusive” poste in essere dal primario Francesco Izzoin concorso con Marcio Argenziano, informatore scientifico dellaBayer, finalizzate a “raddoppiare del tutto ingiustificatamente ein totale dispregio dell’interesse primario della salute pubblica- scrive il procuratore aggiunto Alfonso D’Avino – leprescrizioni e gli ordini del farmaco oncologico Nexavar,prodotto dalla Bayer”. In particolare, secondo le risultanzeinvestigative, a fronte della promessa e del successivoversamento di 10mila euro da parte di Argenziano, Izzo avrebbe,nel 2015, “raddoppiato le prescrizioni e gli ordini del farmacorispetto all’anno precedente, a fini di interessi esclusivamentepersonali”.