Di NADIA PEDICINO
Il 25 per cento degli italiani non può accedere al credito bancario. La percentuale è ancora più alta nel Meridione. Se il 25 per cento del Paese non è bancabile forse è arrivato il momento di cambiare le regole. Una risposta al problema può essere l’uso di un innovativo prodotto finanziario: il nanoprestito.
La proposta arriva da Nello Tuorto, Direttore Generale Finetica Onlus organizzazione non lucrativa da anni impegnata nella prevenzione dei fenomeni dell’usura, che ha organizzato i lavori della giornata nazionale della microfinanza svoltasi a Napoli nella prestigiosa Sala delle Assemblee del Banco di Napoli. Tra gli interventi: Massimiliano Canestro vicepresidente di Sms Engineering, Nevio Eligio Rodighiero, Direttore Banca d’Italia Campania, Isabella Fontana, Direttore Ministero Economia e Finanze, Giovanna Boda, Direttore Ministero Istruzione, Università e Ricerca, Santi Giuffré, Commissario Straordinario Antiracket Antiusura, Mario Baccini, Presidente Ente Nazionale Microcredito, Filippo Bubbico, Vice Ministro dell’Interno. “Insieme a Microcredito Europe e Banca Etica, – annuncia Nello Tuorto – noi di Finetica abbiamo progettato uno specifico prodotto finanziario denominato “nanoprestito”, con importi inferiori ai 2.500 euro, da sperimentare nel 2015 in un ambito limitato della provincia di Napoli. “Lo scopo principale – spiega Tuorto – è fronteggiare il dilagante fenomeno dell’usura che colpisce migliaia di persone e famiglie disagiate, sistematicamente escluse dalla possibilità di accedere ai tradizionali canali di credito . Accoglie la proposta Massimiliano Canestro interessato alle problematiche di bancabilità delle pmi che commenta: “Se il 25 per cento del Paese non è bancabile la ricetta potrebbe essere l’uso di microcredito e microfinanza che però sono strumenti innovativi ed in quanto tali osteggiati. Come si affronta una situazione con un profilo di rischio eccessivo di un cittadino in difficoltà economica per l’accesso all’usuale credito bancario? Per non parlare poi dei 5 milioni di stranieri in Italia con un profilo potenziale di microimprenditori a cui è preclusa la possibilità di fare impresa. Molti dei problemi riguardanti l’accesso al credito, soprattutto delle famiglie, dipendono anche dalla scarsa educazione finanziaria a tutti i livelli, scuola, giovani, microimprenditori che non riescono ad esercitare il loro “diritto” al credito a causa di queste lacune formative. In Campania sui milioni di euro, erogati in microcredito, si registra una percentuale di restituzione pari al 96 per cento, segno che è una strada percorribile per restituire dignità ai tanti che non riescono ad accedere ai classici circuiti bancari e finanziari”. Tutti d’accordo sull’idea di dare attuazione all’art. 111 del Tub (testo unico bancario) che introduce nella normativa la figura dell’Operatore di microcredito, con tassi di interesse calmierati per operare. Il microcredito può essere parte importante di un sistema di impact investing.