Un azionista di Google, James Martin, ha fatto causa al consiglio di amministrazione della casa madre Alphabet per le buonuscite spropositate volte a coprire le molestie sessuali. Nel ricorso si sostiene che i fondatori del motore di ricerca, Larry Page e Sergey Brin, insieme a tutto il resto del board, abbiano partecipano “ad uno schema andato avanti per anni per coprire molestie sessuali e discriminazioni ad Alphabet”. Lo hanno reso noto gli avvocati del querelanti durante una conferenza stampa. Il New York Times per primo aveva rivelato che la liquidazione da 90 milioni di dollari al papa’ di Android, Andy Rubin, nel 2014, era legata alle accuse di una dipendente che ha detto di essere stata costretta da lui fare del sesso orale e che si erano rivelate credibili. La notizia sollevo’ un’ondata di proteste all’interno della societa’ che vide 20.000 dipendenti Google manifestare. Quella di Martin e’ la prima causa contro Google per il caso di Rubin. Accusa la societa’ di non aver fatto il suo dovere comprendo l’accaduto. “Brin, Page e il resto del board di Alphabet non hanno solo evitato di rendere note le molestie sessuali di Rubin e il fatto di averle trovate credibili, ma hanno organizzato per Rubin un party di addio da eroe pagandolo 90 milioni”, si legge nel ricorso. “Con questa deprecabile condotta, Alphabet ha violato il dovere fiduciario di buona fede e lealta’ e ha violato le policy della compagnia che impongono di agire in modo efficace ed etico”.