«Le inchieste non si concludano con la morte di mio marito». E’ l’appello della moglie dell’eroe della “Terra dei fuochi”, lanciato ieri nella Basilica di San Lorenzo fuori le mura dove sono stati celebrati i funerali solenni del sostituto commissario della Polizia di Stato, Roberto Mancini, deceduto il 30 aprile scorso a causa di un linfoma di Hodgking.
Mancini, che da oltre 20 anni, si era occupato di ecomafie e rifiuti tossici, si era ammalato di tumore a causa della contaminazione di sostanze pericolose e radioattive con le quali era entrato in contatto durante le sue indagini nelle terre tra Campania e Lazio.
Alle esequie, celebrate dal parroco di Caivano, don Maurizio Patriciello, erano presenti tra gli altri oltre alla moglie Monica, la figlia Alessia, una delegazione di mamme dell’associazione “Noi Genitori di Tutti” operativa nella Terra dei Fuochi, il vice ministro dell’Interno, Filippo Bubbico, il Capo della Polizia, Alessandro Pansa, il vice Capo Alessandro Marangoni, il prefetto Sandra Sarti ed il Questore di Roma, Massimo Mazza.
Mancini aveva 54 anni, dal 1994 al 1997 aveva prestato servizio al Centro Interprovinciale Criminalpol Lazo, Umbria, Abruzzo, dove si era occupato del fenomeno delle ecomafie e del rinvenimento di discariche abusive di rifiuti pericolosi. Dal 1997 al 2001 aveva svolto servizio presso la Commissione Parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti ed attività illecite ad esso connesse, effettuando numerosi sopralluoghi presso i siti di deposito di rifiuti radioattivi e tossici esistenti nella cosiddetta “Terra dei fuochi”.
«Le inchieste sulle ecomafie e i rifiuti tossici iniziate nel 1994 dal sostituto Commissario della Polizia di Stato, Roberto Mancini, non devono concludersi con la sua morte» ha detto la moglie Monica. «Dobbiamo continuare quello che lui ha cominciato e non dimenticare, perchè lui ha messo anima e cuore in questa indagine e non vorrebbe vederla finire. L’ha fatta per noi e per i nostri figli». Quindi la moglie di Mancini ha ringraziato le mamme della Terra dei Fuochi, presenti al funerale con una delegazione del Comitato fuochi: «Voglio che continuiamo a manifestare e a chiedere i nostri diritti».
«Mancini – ha detto don Maurizio – aveva compreso prima di noi certi traffici illeciti tra malavita organizzata, ma anche tanta parte dell’industria che non vuole e continua a non volere osservare le regole del vivere civile» in una Terra che «a me non piace definire Terra dei Fuochi, perchè lì il fuoco non lo abbiamo visto mai. Io preferisco dire Terra dei Fumi, per i fumi che noi abbiamo respirato e continuiamo a respirare e Terra dei Veleni, per i veleni che a tonnellate sono stati interrati nelle nostre fertili campagne».
Grazia Maria Coletti