‘Caro presidente, desidero informarla che il governo italiano ha deciso di designare Federica Mogherini, attuale ministro degli esteri, come candidato al ruolo di Alto rappresentante e vicepresidente della Commissione europea’. Al fotofinish arriva la lettera del premier Matteo Renzi – si legge sul CORRIERE DELLA SERA – che ufficializza la posizione italiana a questo punto non negoziabile. Entro la mezzanotte di ieri i governi erano invitati a proporre i nomi per l’esecutivo comunitario che si insedierà a novembre. La distribuzione dei portafogli spetta al maestro di cerimonie lussemburghese. Cherchez la femme , sono le donne il primo scoglio della nuova Commissione che si delinea nei sogni agitati di Jean-Claude Juncker. ‘Potrebbero esserci ritardi’ ammette la portavoce del presidente chiamato a formare la squadra nelle prossime quattro settimane. Nella rosa incompleta trapelata a poche ore dalla scadenza le candidate ufficiali erano solo due: la ministra ceca dello Sviluppo Vera Jourova, 49 anni, esponente del partito populista del miliardario Andrej Babis, gruppo Alde-liberaldemocratici; la 46enne svedese Cecilia Malmström, commissario uscente agli Affari interni ancora dell’Alde, nota in Italia (e non solo) per i frequenti scontri con il Ministero sull’emergenza immigrazione. E nel pacchetto di tre potenziali commissari presentato dalla Slovenia compare la socialista Alenka Bratusek, 44 anni, prima donna capo di governo nella storia del Paese: ha evitato a Lubiana un salvataggio finanziario internazionale ma è stata costretta alle dimissioni dopo appena tredici mesi per un regolamento di conti interno al partito. Rispetto all’ambizioso 40 per cento inizialmente auspicato da Juncker le aspettative si ridimensionano nei corridoi di Bruxelles. ‘Puntiamo a un risultato, se non buono, accettabile’ dicono fonti interne. Obiettivo minimo, fare meglio della Commissione uscente che conta 9 donne su 28 commissari. Se non sarà rispettato l’equilibrio di genere che costituisce un criterio chiave per una squadra rappresentativa e credibile, i governi dovranno cambiare le carte. Brusca frenata per le ambizioni riformatrici di un’istituzione che i cittadini percepiscono come espressione di un’élite distante e burocratizzata. La responsabilità stavolta è degli Stati. Le proposte fotografano un sistema di potere che in tutto il continente stenta a portare le donne in primo piano. A livello comunitario non mancano donne in posizioni cruciali che con un lavoro quotidiano e defilato decidono la rotta, come l’irlandese Catherine Day segretario generale della Commissione o la tedesca Helga Schmidt, vice dell’Alto rappresentante per la politica estera Catherine Ashton che ha curato il negoziato sul nucleare iraniano. Tarda il salto di livello del riconoscimento pubblico, la normale ufficialità — e visibilità — delle donne al vertice, il messaggio politico che orienta una trasformazione culturale. ‘Non accetteremo un club per gentiluomini’ avverte il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz. Gli equilibri istituzionali ridisegnati dal Trattato di Lisbona aumentano i poteri di controllo e codecisione dei deputati, determinati a far sentire la propria voce sin dalle audizioni che i commissari designati affronteranno da settembre. Sulle questioni di genere il Parlamento è molto sensibile. ‘Respingeremo le pressioni per un’accelerazione dopo il fallimento del vertice di luglio’, ha chiarito subito la presidente della Commissione Affari costituzionali Danuta Hübner. Proprio una candidatura Hübner era un’ipotesi dell’ultimo minuto per la Polonia che ieri sera non aveva ancora dato un nome, insieme alla ministra delle Finanze Maria Luís Albuquerque per il Portogallo. Nomi che affiancano le possibili candidate Krystalina Georgieva dalla Bulgaria e Marianne Thyssen dal Belgio, in attesa delle indicazioni di governi in via di definizione. Nella partita nomine allargata, l’urgenza di rafforzare la presenza femminile nelle istituzioni spingerà la corsa di Federica Mogherini a ‘lady Pesc’, incarico di Alto rappresentante e numero due della Commissione? Un ‘top job’ con potenzialità operative ancora da esplorare, ma di grande prestigio e visibilità.