II deterrente nucleare non basta più. Gli «avversari» sono in grado di colpire l’America e i suoi alleati con missili convenzionali, magari con attacchi circoscritti, «regionali», ma comunque devastanti. La risposta del Pentagono è contenuta in un documento di 80 pagine che ieri Donald Trump ha riassunto con un discorso pubblico: «E l’inizio di una nuova era per la difesa missilistica. Abbiamo bisogno di nuove tecnologie, anche nello spazio, per intercettare e distruggere ogni minaccia». E ancora: «Gli Stati Uniti devono rimanere diversi passi in avanti rispetto agli avversari e ai Paesi canaglia». II presidente americano è tornato anche ad attaccare i partner dell’Alleanza atlantica: «Noi saremo con la Nato al 100% ma non è giusto vedere un Paese ricco come la Germania che paga meno dell’1% per la difesa, mentre noi paghiamo oltre il 4%». Ma non è certo questo l’asse portante della nuova strategia prevista dalla «Missile Defense Review». Nell’analisi è ampiamente riconoscibile l’impronta di Jim Mattis, l’ex Segretario alla Difesa che si è dimesso il 20 dicembre scorso. La premessa è che gli Stati Uniti non possono confidare ciecamente nella buona fede dei loro quattro «avversari» attuali, elencati in quest’ordine: Nord Corea, Iran, Russia e Cina. Questi Paesi continuano a sviluppare missili con potenzialità micidiali. La superiorità americana in campo atomico non funziona più: sarebbe una risposta sproporzionata e apocalittica difronte a un attacco limitato. Ecco allora la necessità di «modulare reazioni flessibili». La mossa più innovativa suggerita dal Pentagono è quella di puntare su una «rete di sensori» dislocata nelle orbite spaziali, in grado di individuare e colpire missili nemici «nelle primissime fasi di lancio», quando sono più «vulnerabili». Trump prende così le distanze dall’ultima dottrina enunciata, quella di Barack Obama del 2010, che al contrario si poneva come obiettivo la diminuzione dell’uso di armi nucleari nei progetti di difesa americani. Le nuove armi sfrutteranno invece sistemi spaziali, dai droni armati di laser ai satelliti con sensori sofisticatissimi, capaci di intercettare e colpire anche i razzi di ultima generazione: «Bloccheremo qualunque missile ci minacci, volontario o errore che sia». Il presidente d’altronde da tempo si prepara alle guerre stellari: tanto da aver annunciato lo scorso agosto di voler creare una “Space Force” che diventi la sesta branca delle forze armate — ma che difficilmente ora otterrà visto che servirebbe l’approvazione di Senato e Camera dove non ha più la maggioranza.