Ministri del governo Gentiloni che hanno perso le sfide dirette nel maggioritario, e sono stati eletti perché inseriti ai primi posti delle liste in corsa nella quota proporzionale:

Minniti, Franceschini, Valeria Fedeli (battuta a Pisa dalla leghista Sbrana e recuperata in Campania a 300 chilometri di distanza), la Pinotti arrivata terza a Genova e salvata in Toscana. La Lorenzin, la cui lista è risultata lontanissima dallo sbarramento del 3 per cento, ha vinto però nel maggioritario a Modena.

Altri casi: Piero De Luca, figlio di Vincenzo, bocciato a Salerno e ripescato a Caserta; Sandra Lonardo, moglie di Mastella, bocciata a Benevento (dove il marito è sindaco) e ripescata a Caserta ai danni di Lotito; Matteo Orfini sconfitto nella borgata romana di Torre Angela e recuperato nel Lazio, Sgarbi sbaragliato da Di Maio a Pomigliano d’Arco e ripescato nel proporzionale a Ferrara.

Quasi tutti quelli di Liberi e uguali hanno perso le sfide dirette e recuperato nel proporzionale: Laura Boldrini, Pietro Grasso, Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza, Vasco Errani. Pippo Civati non ce l’ha fatta né nel proporzionale né nel maggioritario. Restano a casa il campione olimpico di nuoto Domenico Fioravanti (M5s), la iena Dino Giarrusso (M5s), l’ex calciatore Incocciati (FI), i dem Stefano Esposito e Beppe Fioroni, il verde Bonelli, i centristi Formigoni, Fitto, Cesa, Tosi, il dem Cesare Damiano e la forzista Nunzia De Girolamo.

«Uno dei misteri più intricati delle Idi di Renzi è il seguente: come avrà fatto il Pd a perdere pure la rossa Pesaro, nonostante schierasse un ministro popolare come Minniti e avesse contro un cinquestelle espulso dal movimento che lo aveva candidato? I giovani democratici del luogo hanno azzardato una risposta su Facebook: “Rispetto a cinque anni fa abbiamo perduto 3888 voti, più o meno il numero dei decessi in città. Non è che gli elettori di sinistra non c’hanno votato, è che sono morti”» [Gramellini, CdS].