Andranno via stamani altri 50 richiedenti asilo. Partiranno in direzione di Enna e Caltanissetta dove avranno garantita l’accoglienza nei centri di accoglienza speciale e potranno vivere in quelle strutture sino alla scadenza del loro permesso di soggiorno per motivi umanitari. Quanti di loro desidera rimanere nelle nuove strutture nel continuare il loro soggiorno in Italia? L’interrogativo è quanto mai d’obbligo perché alcuni degli ospiti trasferiti dieci giorni fa tra Trapani, Siracusa e Ragusa hanno fatto ritorno nel Cara di contrada Cucinella. Sembrava una storiella inverosimile e che nelle ultime ore ha trovato conferma perché almeno una decina sono stati segnalati alla Questura di Catania e messi alla porta. La loro posizione in queste ore si fa più difficile: sono liberi di circolare, ma ora hanno trovato un nuovo tetto? E di cosa vivranno? Di sicuro sono stati beni informati al momento della partenza e quale futuro gli si prospetta?

Sull’avvenire si interrogano in tanti. Ieri mattina davanti all’ex “Residence degli Aranci” si è svolto il sit-in promosso dalla Cgil per chiedere la tutela degli operatori della struttura. «E’ iniziata l’operazione di svuotamento del Cara di Mineo – afferma Francesco D’Amico, segretario della Filcams Cgil di Caltagirone – il più grande Cara d’Europa e segue la chiusura di Castelnuovo di Porto. Una decisione che lascerà per strada sia i migranti, che tantissimi lavoratori che per anni si sono impegnati a garantire i servizi. Con la chiusura del Cara e dei centri di “seconda accoglienza” si perderanno circa 900 posti di lavoro – tra indotto e diretto – in un territorio già gravato da una profonda crisi economica e sociale. La Cgil ha reiterato la richiesta di incontro al ministero della Sviluppo Economico affinché, coinvolgendo le parti sociali, venga gestita nel migliore dei modi la fine del sistema di accoglienza nel Comprensori Calatino». Tutti aspettano un cenno da Roma: il sindacato, il sindaco e il comitato civico.