E’ il tema del giorno. Sui migranti riesplode lo scontro fra Nord e Sud. Con il premier Renzi che adotta la linea dura contro la Lega annunciando incentivi, anche nel patto di Stabilità, ai Comuni che accolgono i migranti. Renzi affronta la ribellione dei governatori che si rifiutano di accogliere. A partire da quello lombardo, Roberto Maroni, che insiste: “i fondi ai Comuni della Lombardia che si rendessero disponibili ad accogliere nuovi profughi saranno tagliati”. Al Veneto sembra aggiungersi la Liguria. Il neogovernatore Toti sta studiando politiche che siano incentivanti e disincentivanti. “Sarà la prima cosa che faremo”. Quanto a Salvini, non è nuovo a dichiarazioni forti come questa: “Siamo pronti a bloccare le prefetture. Anzi, già da sabato organizzeremo presìdi”. La guerra di nervi, dunque, continua.
Intanto, mentre i governatori del Nord protestano e annunciano rivolte, dal Sud partono i pullman carichi di migranti. Vanno in Lombardia, Veneto, Liguria, Valle d’Aosta. Arrivano lì dove il governo ha deciso di far rispettare le quote fissate. “In questa materia non accettiamo alcun tipo di sfida”, ribadisce il ministro Angelino Alfano. E poco dopo dispone la divisione per Regione. Il clima è teso, i colloqui con il commissario all’immigrazione dell’Unione Europea Dimitris Avramopoulos cementano l’intesa. Bisogna attrezzarsi per affrontare un’estate che si preannuncia difficilissima, con sbarchi continui e il rischio di nuove tragedie del mare. È soltanto la prima fase, altri viaggi saranno organizzati nei prossimi giorni quando si avrà un quadro completo della situazione e si valuterà la necessità di ‘sfollare’ alcune strutture. Intanto molto teso rimane il clima con i francesi che ieri hanno ribadito la propria posizione: i richiedenti asilo devono rimanere chiusi nelle strutture fino al termine della procedura. Una linea che per l’Italia ila è inaccettabile, soprattutto perché l’iter per il riconoscimento dello status di rifugiato dura almeno tre mesi ed è impossibile trattare queste persone come se fossero in custodia.
Paradossalmente sono proprio le Regioni più esposte, Sicilia e Calabria a bocciare con maggiore veemenza la serrata del governatore lombardo. Rosario Crocetta, il capo della giunta siciliana, dice che “la posizione di Maroni sui tagli ai sindaci che ospitano gli immigrati è persino incostituzionale. Perché le Regioni non possano ridurre alcun finanziamento, in questa e altre materie, senza il via libera dell’associazione dei Comuni”. “In ogni caso – aggiunge Crocetta – è su un piano morale che sono inaccettabili le parole dell’ex ministro dell’Interno. Creano solo problemi, nel momento in cui sta avvenendo lo smistamento dei profughi, alle Regioni del Sud”.
È davvero un asse solido, quello dei governatori del Mezzogiorno, che si consolida per ragioni geografiche ma anche politiche, attorno alla comune appartenenza al centrosinistra. Attorno allo stesso richiamo alle regole: rispetto alle quote stabilite in conferenza Stato-regioni nel luglio 2014, la Lombardia ha il 40 per cento in meno dei migranti che le spettano, il Veneto il 50 per cento. “Facile sbarrare la porta di casa propria quando sono altri a dover fronteggiare l’emergenza umanitaria” dice Marcello Pittella, presidente della Basilicata. “Nessun presidente del Sud – prosegue – avrebbe utilizzato i toni di Maroni. Che certo non aiutano Renzi nel momento in cui porta avanti a Bruxelles una battaglia non semplice perché l’Italia non sia lasciata sola”.